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Arctic Monkeys – Suck It And See

2011 - Domino Records
rock/indie/alternative

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Tracklist

1. She's Thunderstorms
2. Black Treacle
3. Brick By Brick
4. The Hellcat Spangled Shalalala
5. Don't Sit Down 'Cause I've Moved Your Chair
6. Library Pictures
7. All My Own Stunts
8. Reckless Serenade
9. Piledriver Waltz
10. Love Is A Laserquest
11. Suck It And See
12. That's Where You're Wrong

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Dimenticatevi gli Arctic Monkeys, perché quei quattro ragazzacci di Sheffield non ci sono più. Scordatevi i ritmi indiavolati dell’esordio e le tarantolate sonorità di Favourite Worst Nightmare. Scordatevi pure di Humburg, già che ci siete, perché d’accordo che le atmosfere si incupirono quando il cattivo zio Josh Homme provò a schiaffeggiarne il sound corrompendoli al lato oscuro, ma in fondo erano sempre loro. Quello che si presenta oggi per la quarta attesissima pubblicazione è un gruppo profondamente diverso.

I Monkeys sono la classica band da festa di fine liceo, i bad boys della scuola, mix di talento e sbruffonaggine, sul palco per dimostrare agli sfigati quanto siano belli e bravi. In fondo l’evoluzione stilistica è più logica di quanto sembri. Hanno iniziato facendoci saltellare con il moderno rock ‘n roll degli esordi e ora, la festa giunge al termine, e partono i lenti. Si tratta sempre di ballare, in fondo.
Suck it and See
ne svela l’anima più riflessiva suonando come l’album più sixties della loro carriera. Il più pop, volendo, pur con qualche divagazione, un’evoluzione compiuta puntando sulla melodia e rallentando i ritmi, tanto che l’ottimo drummer Matt Helders appare un leone in gabbia e l’esperienza del cantante-chitarrista Turner con i The Last Shadow Puppets sembra aver inevitabilmente lasciato il segno. Ma non c’è solo oro nella miniera delle scimmie.
Nel 2006 gli inglesi prima e il mondo tutto poi, decisero di farsi sconvolgere da Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not e la carriera degli Arctic Monkeys decollò, ma nonostante il milione di copie vendute nella prima settimana, fu palese anche al fan più accanito che non avrebbero scombinato la storia del rock. Tuttavia, pur riconoscendone la non originalità, la musica del combo albionico apparve subito inaspettatamente personale, e riascoltandoli ora quei dischi suonano tanto Arctic Monkeys, il che non è poco. Il nuovo corso rivela un gruppo che, pur non perdendo ispirazione e classe, cede qualcosa in personalità, risultando meno riconoscibile che in passato tanto che in Suck it and See si percepiscono influenze inedite, dagli Starsailor ai Verve, e il processo di canalizzazione verso il brit-pop pare avviato.
Registrato in quel di Los Angelses per la fedele Domino dal produttore James Ford, il nuovo degli Arctic Monkeys, anticipato dal gradevole singolo “Don’t sit down cause I’ve moved your chair”, offre comunque diversi spunti. Il pezzo di lancio web è la frizzante “Brick by Brick”, canzone ultra ballabile che sprigiona brio e vigoria, ricordandoci i Beach Boys di Good Vibrations. Le molte ballate e mid-tempo melodiche appaiono tra gli episodi più convincenti, tra esse spiccano “Piledriver Walts”, “Black Treacke”, “Love is a Laserquest” e la title track, guarnite da armonie ammiccanti e arrangiamenti raffinati, ove la verve del duo Turner-Cook è ben accompagnata dall’egregia sezione ritmica Helders-O’Malley. Episodi originali nel repertorio dei Monkeys la sfavillante “Library Pictures”, bellissima divagazione post punk decisamente stile The Horrors, l’accattivante “All my own Stunts” e la penetrante “Reckless Serenade”, la cui intro richiama non poco gli Interpol di Evil. C’è ancora una vaga idea degli Arctic Monkeys dietro tutto questo.

Suck it and See si fa apprezzare grazie ad uno standard qualitativo alto, ma non altissimo, un album variegato e multiforme, con limiti di personalità e poco omogeneo, forse incompiuto, ma concepito da un gruppo dall’indubbio, e chissà ancora quanto inespresso, talento. L’ultima fatica dei nostri appare, più che un bel disco, una piacevole raccolta di belle canzoni, e visto che ormai è chiaro anche agli irriducibili che gli Arctic Monkeys non sono i salvatori del rock, non possiamo che goderci con la spensieratezza che è d’uopo la buona musica offerta da Turner e soci, i quali consci del proprio appeal e delle proprie doti, continuano a farci ballare e divertire, seppur in modo diverso.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=riV77WoFCBw[/youtube]

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