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Frank Turner – England Keep My Bones

2011 - Epitaph
punk/folk/acoustic

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Tracklist

1. Eulogy
2. Peggy Sang The Blues
3. I Still Believe
4. Rivers
5. I Am Disappeared
6. English Curse
7. One Foot Before The Other
8. If Ever I Stray
9. Wessex Boy
10. Nights Become Days
11. Redemption
12. Glory Hallelujah

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Avete presente come ci si sente, magari dopo una giornata di merda, ad andare ad una festa senza averne nessuna voglia, farsi due o tre bevute, aspettando solo di tornare a casa e ascoltare, proprio in quella giornata di merda, la persona che vi farà sentire più ottimisti, fortunati e ribelli? Ecco, questo è Frank Turner. Ex frontman dei Million Dead, formazione post-hardcore inglese, si è guadagnato visibilità e rispetto intraprendendo la carriera da songwriter solista, che qui giunge al quarto capitolo sulla lunga distanza.

“England Keep My Bones” è accattivante ma non facile, emozionante ma non sdolcinato. C’è dentro tutto ciò che speri di trovare in un buon disco: precisione, forza, coerenza e incisività; ma soprattutto freschezza, frutto di un’evidente volontà di non stare mai fermi, di mettere alla prova la propria creatività compositiva, senza farsi costringere o etichettare.
I dodici pezzi che compongono l’album sono un perfetto incontro tra il carattere punk e l’anima folk di Turner. Melodie irresistibili e ritornelli anthemici (“Peggy Sang The Blues”, “I Still Believe”, “If Ever I Stray”), influenze che vanno dai Counting Crows a James Taylor (“Rivers”, “Wessex Boy”, “Redemption”) fino a ricreare atmosfere strummeriane (“One Foot Before The Other”), aperture puramente folk che esplodono in ballate fragorose ed elettriche (“Eulogy”, “I Am Disappeared”) dove la parola diventa l’arma con cui denunciare le ingiustizie di una società veloce ed ingorda, che fagocita emozioni, sensazioni, colori e profumi.
Il lavoro risulta onesto e sincero e dimostra come ci si possa imporre in modo del tutto personale nell’odierno panorama musicale, incarnando in modo genuino quello spirito punk, che permette di uscire da binari prestabiliti scrivendo il gospel di “Glory Halleluja” oppure l’esperimento patriottico a cappella di “English Curse”.

Questo disco è un abbraccio collettivo e Turner ripone la speranza nel confronto con gli altri. Ed allora ecco accendersi una fiamma, che illumina un passaggio verso una nuova consapevolezza. La consapevolezza che lo spirito continua.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=84Ns6ouwO1g[/youtube]

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