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Lil’ Wayne – Tha Carter IV

2011 - Young Money Records
hip-hop

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Tracklist

1.Intro
2.Blunt blowin
3.Megaman
4.6 foot 7 foot (ft. Cory Gunz)
5.Nightmares of the bottom
6.She will (ft. Drake)
7.How to hate (ft. T-Pain)
8.Interlude (ft. Tech N9ne)
9.John (ft. Rick Ross)
10.Abortion
11.So special (ft. John Legend)
12.How to love
13.President Carter
14.It's good (ft. Jadakiss & Drake)
15.Outro ( Bun B Shyne Busta Rhymes)
16.I like the view (bouns track)
17.Mirror (ft. Bruno Mars – Bonus track)
18.Two shots (bonus track)

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La decisione di usare l’articolo in slang per titolare il disco è di per se una ampia dimostrazione di tipicità del personaggio. Quando nasci e cresci nei luoghi più tipici di una nazione, i posti più globalmente riconosciuti, acquisisci i caratteri tradizionali più immediatamente riconoscibili.

Crescere negli Stati Uniti d’America significa fare i conti con una proprietà del lunguaggio completamente diversa dal resto del mondo. Se vieni da New Orleans non parli ne inglese ne, tantomeno, l’americano; parli una lingua che appartiene solo ad una definita comunita. Quel “Tha” nel titolo è la chiave di volta del disco, Lil’ Wayne è un prodotto “all American” – tutto americano, ed è uno di quei pochi rapper che ha mantenuto un elevato tasso di conservatorismo nel linguaggio. Quello che ti chiedono i produttori discografici nel momento in cui ti accingi a creare un disco è la necessità di poter rendere più facilmente leggibile alla più ampia fetta di pubblico il tuo lavoro. I Led Zeppelin non si sarebbero chiamati così se non ci fosse stato quella balena furba di Peter Grant ad obbligarli a far sparire la lettera “a” dal nome Lead Zeppelin per facilitare la lettura al pubblico americano. Tha Carter IV è “all American” come Lil’ Wayne ed è un prodotto che mostra la genuinità del lavoro del rapper, un riccone che è ancora lontano da quel baratro pieno di dollari che ha distrutto la vita di più di un artista pop. Certo, sono quasi sicuro che un giorno, questo buffo individuo allergico alle magliette e figlio di un ago imbevuto di china venderà il proprio io per un qualcosa di più grande, magari con piscina e sauna incluse, ma quel giorno, oggi, è ancora lontanissimo e le violente e vive liriche di 6 foot 7 foot che mettono ben in mostra la vocalità “aliena” del personaggio, lontana dai modelli più melodici dei suoi contemporanei è di pochissimo allegerita dal background “computeristico” non deve trarre in inganno perché il figlio della Louisiana e i suoi collaboratori sono riusciti nel combinare il tutto con guests da palco lirico, come la presenza di John Legend in Special, Jadakiss e Drake in It’s good, Bruno Mars in Mirror e Busta Rhymes in Outro. L’impostazione “hard” del disco lascia poco spazio ai dubbi, Wayne vuole essere il gangster del suo quartiere e il padrino della sua gente, ma soprattutto il padre-padrone delle sue donne ed ecco che tra un loop e un altro ci si ritrova ad ascoltare il tipico linguaggio colorito e poco elegante dei “bassi” (i quartieri più disagiati delle metropoli americane) che, in maniera assai contorta ma funzionale, risulta essere una tradizione intramontabile, un po’ come (facendo le dovute proporzioni) gli zii che sposano le nipoti nelle piccole comunità rurali europee. Il risultato finale è un gran bel lavoro e un prodotto di sicura presa.

Alla gente manca un po’ un personaggio “maledetto” ed irragiungibile come lo erano ai tempi Eminem, Coolio o LL Cool J, per fare giusto qualche nome. Riprendere vecchie abitudini ormai quasi dimenticate ogni tanto da i frutti sperati e Lil’ Wayne nel suo campo è un po’ una stella solitaria, una rarità risultato della quasi totale estinzione di caratteri arcaici dovuta alla globalizzazione. Conserviamolo.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=WiYI4qXN0u0[/youtube]

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