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Il Venerdì Di ImpattoSonoro #49: Vascopedia, il racket delle enciclopedie vendute porta a porta.

Si indigna, e continuerà ad indignarsi questa passionaria rubrica dedicata fondamentalmente al nulla. Perchè dopo una settimana e più di fatica, abbiamo bisogno di oziare, parlare di cose di cui parleremmo in un qualsiasi bar sport globale, o seduti su una panchina tra una trentina d’anni, ma più probabilmente anche prima. Oggi si parla di Enciclopedie, Vasco e complotti pluto-giudaico-massonici.


Risulta ormai evidente agli occhi di tutti che siamo di fronte ad un vero e proprio attacco alla nostra libertà. Una verità che non può più essere sottaciuta o evitata, dobbiamo protestare in maniera veemente imbracciando i nostri profili facebook, asserragliandoci dietro i nostri blog, sganciando wiki sui nostri nemici e cliccando il più possibile sulle nostre uniche armi di difesa: i “mi piace” e i “+1”. Solo così l’uomo può essere libero. La nostra pagina pagina su Wikipedia è in sciopero da 8 anni non a caso: http://it.wikipedia.org/wiki/Impatto_Sonoro

Non credo sia un reato dire che dopo Nonciclopedia e dopo Wikipedia le basi della nostra cultura saranno compromesse per sempre. Come scriveremo le nostre tesi di laurea? Da dove attingeremo spiritosissime massime da riportare ai nostri amici al bar? Noi diciamo no! No all’evidente complotto pluto-giudaico-massonico messo in piedi da Loro, sì loro: gli editori delle Enciclopedie.

Sono loro che stanno premendo sui “poteri forti” per far sì che la cultura libera e massimalista figlia di Wikipedia venga azzerata per ritornare al bisogno di Loro. Avete più visto un venditore porta a porta di enciclopedie? Neanche io. Tutta colpa di Wikipedia. È ormai evidente che dietro la scrittura del terribile comma 29 del DDL sulle intercettazioni ci siano loro. “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”. ?
Sfruttano gli altisonanti nomi di personaggi di spicco della politica e dello spettacolo per portare avanti la loro guerra personale.
Vasco! Non farti mettere in mezzo!! Ti sei già sputtanato abbastanza, perché vuoi sparire dietro l’ignominia di un complotto?

No, Vasco. No, Avvocati-di-Vasco-che-ci-state-leggendo. Non querelate anche noi, stiamo solo scherzando.

Stavamo scherzando, perché riteniamo che il tema della libertà di espressione in rete – ma anche fuori dalla rete – sia troppo importante per essere lasciato in mano a frotte di ragazzini e pecoroni che condividono battaglie attraverso gli strumenti di “sharing”, senza però sapere cosa stiano facendo. Noi siamo dalla parte della libertà d’informazione, ma anche dalla parte di chi usa il cervello per conto proprio. Riteniamo giusto indignarci e protestare in maniera forte, ma quando sussistono motivi validi. Non è sicuramente questa la sede per dilungarci in spiegazioni tecniche (nel caso, ci abbiamo provato altrove) perché fondamentalmente siamo qua anche per cazzeggiare.

Il problema di fondo è questo: non ci fidiamo della nostra classe politica. Quindi, ad esempio, ci troviamo ed essere pro-intercettazioni perché le consideriamo uno strumento di tutela della società civile, ma al tempo stesso ci fomentiamo per stronzate come (le vicende legate a) Wikipedia e Nonciclopedia.
Ed è così che la maggior parte dei navigatori invece di incazzarsi veramente, soddisfa il bisogno di impegno sociale cliccando un “mi piace” o condividendo qualche link contro-informativo, in mezzo ad un requiem per Steve Jobs o ad una citazione dall’ultimo singolo di Dente. É questa convinzione di vivere in una bolla chiusa e autarchica chiamata Rete, in qualità di popolo auto-costituitosi di forze ed intelligenze, che ci impegna a tempo pieno e ci frega. E non ci accorgiamo che in realtà, a guardare fuori dalla finestra, là fuori ci sono tanti motivi per indignarci per davvero.

Alla fine c’è una sola soluzione, come abbiamo detto qualche giorno fa storpiando le parole di Battiato: “Il popolo italiano deve andare fuori dai coglioni”.
E noi purtroppo, con i nostri mi piace e le nostre condivisioni impegnate, “ci siamo dentro fino al colon” (cit. F.G.)

Dopo di noi la libertà.

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