“White Death Black Heart” doveva essere l’album della definitiva conferma per i Peter Kernel, che dopo il buon esordio “How To Perform A Funeral” ed il successivo “The Ticket Ep” erano riusciti a ritagliarsi una buona fetta di consensi da parte di critica, pubblico e (non per ultimi) alcuni colleghi musicisti. Non si arriva per caso ad aprire il tour europeo dei Wolf Parade, soprattutto se non si hanno nelle proprie corde tecnica e personalità.
Tutto questo per dire che le aspettative che si nutrivano riguardo all’uscita di “White Death Black Heart” erano di un certo spessore, e si sa anche che quando le aspettative sono alte, è altrettanto difficile poterle esaudire appieno.
In effetti le tracce di “White Death Black Heart” non riescono ad aggiungere molto al sound dei Peter Kernel: i vertici di ispirazione rimangono gli stessi (Wolf Parade, The Notwist, gli ultimi Sonic Youth), un punk-rock schizofrenico dai contorni psichedelici che sa regalare sprazzi di follia e genialità (“Panico! This Is Love” e “Make, Love, Choose, Take” su tutte), ma che nel complesso si limita a fare il semplice “compitino”. Il resto dell’album si trascina infatti senza luci né ombre, ricalcando per lo più le orme dei celeberrimi padri ispiratori.
I Peter Kernel, pur confermandosi come realtà di sicuro interesse nell’ambito art-punk, hanno rimandato la loro definitiva consacrazione al prossimo tentativo.
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