É passato solo un anno da “Midnight Talks”, meritatissimo exploit degli A Toys Orchestra. Se ne tornano di già, e di botto, con “Midnight (R)evoluton”, pretenzioso e potenzialmente decisivo fin dal titolo.
A prima vista, proprio partendo dalla copertina, al solito cautamente aggressiva, sembra che l’ensemble napoletano salernitano viri categoricamente verso un impatto più diretto e meno sognante con l’universo socio-culturale che lo circonda, in nome e in virtù di una rinnovata, o meglio, nuovissima consapevolezza dei brutti tempi che corrono.
Senza bandiere di sorta, nel pieno del tiepido bianco e nero della bella foto di copertina del giovane fotografo pugliese Alessandro Tricarico, gli A Toys Orchestra dipingono e racchiudono la propria visione delle cose di fuori con la ricchezza e la fermezza del proprio stile, variegato, sfumato, spumeggiante e ormai sempre più sicuro di sè e dei propri obiettivi.
La meta prima è forse, nella testa di Enzo Moretto e compagni, quella di risultare sempre più immediati e convincenti, senza però dover rinunciare alle molteplici angolature e chiavi di lettura che hanno da sempre contraddistinto le produzioni dell’orchestra giocattolo.
La missione è compiuta nella maggior parte dei casi, dalla linea di basso della title-track, sinuosa e affascinante come può esserlo una rivoluzione, alla voce gliterrata à la Sufjan Stevens di “Aphelion”, dalla cavalcata electro-wave di “Babylon” alla riflessione post-Arcade Fire di “You Can’t Stop Me Now”.
E se il blues di “Mutineer Blues” o lo ska da carovana danzante di “Pinocchio” risultano un tantino forzati e poco efficaci, pezzi da 90, o quasi, sono il brit pop alienato e paranoico-androide di “Nightmare City” e la rarefatta doppietta finale “Goodnight Again” e “Late September”, che sembrano voler far piombare un gigantesco e grigio punto di domanda su qualsiasi intento rivoluzionario.
Rivoluzione o evoluzione che sia, “Midnight (R)evolution” è un ennesimo passo in avanti nella strada tortuosa e tumultuosa che porta alla qualità vera e che gli A Toys Orchestra percorrono, ancora una volta, nel senso giusto.
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