Nuova etichetta sotto il sole indipendente italiano è la Tarzan Records (in questo caso , in collaborazione con Bar La Muerte) che non mostra tentennamenti e si butta subito nella creazione di un disco a dir poco inusuale, dominato dal malsano duo: Stefania Pedretti (OvO, Allun) e Xabier Iriondo, lei alla voce, lui al banjo-monochord-melobar.
I tre pezzi del disco simboleggiano ritualmente la creatività del caos naturale.
I primi due (The Clouds, The Rain) si mostrano come uno sgangherato folk che unisce in sé il tribalismo, lo spoken word, una poesia roca e marcia con ritmiche spezzate, arrugginite, create con mezzi di fortuna. Note che si rompono, corde che si stracciano sotto un cielo cupo e pronto alla tempesta. Sciamanesimo.
La terza e conclusiva, The Storm, rappresenta la saturazione. Il completo annientamento della parola e della musica. Una sequenza di drone e feedback riempono l’aria. La voce della sciamana diventa morente e ancora più cavernosa fino alla fine.
Una fine tagliata e lasciata purtroppo a metà. Manca un’ultima chiusura concettuale del pezzo per cui si rimane un po’ così lasciati a sé. Questo aspetto rende ancora più chiaro il fatto che questo disco (in sostanza un 45 giri-7”) deve tramutarsi presto in un disco completo e organico.
Le idee e lo stile ci sono, l’esca è stata perfetta. Vogliamo il prossimo passo.
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