Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Sick Tamburo – A.I.U.T.O.

2011 - La Tempesta Dischi
alternative/rock/electro

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. In Fondo Al Mare
2. La Mia Stanza
3. E So Che Sai Che Un Giorno
4. Finchè Tu Sei Qua
5. La Canzone Del Rumore
6. Si Muore Di AIDS Nel 2023
7. Con Le Tue Mani Sporche
8. Magra
9. La Danza
10. La Mia Mano Sola
11. Televisione Pericolosa
12. Aiuto Tamburo

Web

Sito Ufficiale
Facebook

E’ arrivata la prova del nove per i Sick Tamburo, che vengono attesi al varco con questa nuova fatica intitolata A.I.U.T.O.

Bisogna dire subito una cosa: a mio avviso i Sick Tamburo o li ami o li odi. Hanno una musicalità tutta loro, molto particolare, che è difficile riuscire ad interpretare se non si entra completamente nel loro sound così particolare.
Detto questo, e avendo seriamente provato a farmi influenzare dal progetto della band, devo mio malgrado ammettere che sono più i contro che i pro. Fin dalla seconda canzone l’album prende una strada totalmente sterrata, marcando il territorio con una linearità che si ripete ossessivamente in ogni traccia. Proprio l’ossessione delle melodie, vero asso nella manica dei Sick Tamburo, viene giocata male in canzoni come “Si Muore Di AIDS Nel 2023” o in “La Canzone Del Rumore”, dove ciò che dovrebbe caratterizzare, alla lunga, stanca e annoia. Sebbene in molte loro canzoni ci sia un’ottima base su cui lavorare, questa viene miseramente sprecata procedendo con una struttura melodica alquanto povera. Tra le dodici tracce però qualcosa si salva, e parlo di “La Mia Stanza”, la cui linea musicale è davvero interessante e meritevole, che si incrocia bene con la voce di Elisabetta Imelio, e “Finchè Tu Sei Qua” pezzo molto orecchiabile con un ritornello che fa subito presa.

E’ sicuramente un disco che potrà mancare dalla nostra discografia. I Sick Tamburo sono un progetto che fa molta fatica a decollare, forse per le melodie così estreme o forse perché, semplicemente, manca proprio quella musicalità necessaria per poterli apprezzare e, purtroppo, questo li catapulta in uno stato di forte incertezza.

a cura di Mairo Cinquetti


Ritorno per i Sick Tamburo, a due anni di distanza dall’esordio omonimo che aveva segnato il ritorno sulle scene di Gian Maria Accusani e Elisabetta Imelio, ex Prozac+.

A.I.U.T.O. è un album che trasuda anni 90 da tutti i suoi – malati – pori: dalla produzione dello stesso Accusani, grassa e poderosa; alle chitarre, potenti e meticolosamente curate nel riproporre quel dinamismo piano/forte così prerogativo di quel decennio; ai testi, nel loro mix tagliente di provocazione e denuncia; infine, alle influenze che i nostri inevitabilmente (essendo figli musicali di quel decennio) portano con sé.
Prerogative dei Sick Tamburo sono ancora l’urgenza e l’estrema comunicatività; il sound è un indie rock dal taglio prepotentemente chitarristico e circondato da infiltrazioni electro, iniettato con robuste dosi di quell’industrial rock che fece le fortune di Nine Inch Nails, Ministry e compagnia (ascoltare appunto le chitarre che letteralmente esplodono nei ritornelli di brani come Le Tue Mani Sporche, Finchè Tu Sei Qua e In Fondo Al Mare). Altra caratteristica è quella di comporre tipiche canzoni da dance floor di locali rock, come la già citata Finchè Tu Sei Qua o Si Muore Di AIDS Nel 2023 (dal testo geniale, c’è pure da dire). Non tutto il disco è completamente a fuoco, ed a episodi adrenalinici e melodicamente vincenti se ne alternano altri debolucci, che ripropongono peraltro soluzioni già ascoltate magari qualche traccia prima (Magra, La Danza).

Ciò non pregiudica comunque la bontà di A.I.U.T.O., disco arricchito dalla voce di Accusani in quattro dei dodici brani, dove in due di essi (l’efficace singolo Lo So Che Sai Che Un Giorno, ma soprattutto nel vertice dell’album, l’intensa ed al contempo sperimentale La Mia Mano Sola, ancora una volta con un testo assolutamente degno di nota) si tentano approcci e soluzioni differenti dal consueto canovaccio.

a cura di Denis Prinzio

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=eh8VOVKlDOk[/youtube]

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni