Tendenza più o meno generalizzata di questo 2011 è riscoprire le proprie radici punk e riutilizzarle a mò di vivido album dei ricordi degli anni che furono, in una sorta di comprensibile timore di perdere da un giorno all’altro lo spirito che ci contraddistingueva.
I Poor Lily, progetto più o meno parallelo con membri di Sick Of It All, Murphy’s Law, Lament And Burn, un vero e proprio fulmine di ottimismo e belle speranze, suonano come un’enciclopedia multimediale della scena hardcore degli anni ’80: vivono di frenesia, rumore e smodata energia, fatta di chitarre che rimbalzano massice e imprevedibili, taglienti come schegge, sporche come la vita, onnipresenti come la birra, a sostenere e guidare una voce, quella del bassista Adam Wisnieski, che sa di Dead Kennedys, Black Flag e cinismo senza freni.
Il loro album di debutto, semplicemente omonimo e squisitamente in free download, è un mix esplosivo di deflagrazioni hardcore e precisione quasi jazzistica, come se i NoMeansNo o gli Action Men si mettessero in testa di regalare ruvidi sing-along come se piovesse.
Il risultato finale è di qualità spaventosamente prelibata: 13 tracce incisive, nervose e veloci, tanto schizofreniche e immediate quanto ragionate e curate nel loro intento, lodevole e mai pretenzioso, di essere punk, veramente punk, 30 anni dopo, esattamente come 30 anni fa, senza essere superflui o vestirsi di inutili clichè.
Un debutto incredibile da assimilare senza preconcetti e senza aspettative di rivoluzione, un manifesto di quell’hardcore e di quella passione di cui ci eravamo francamente dimenticati.