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Interviste

Intervista ai GAZEBO PENGUINS

“Legna” dei Gazebo Penguins è un disco che ci è piaciuto molto, una delle migliori uscite in questo 2011. I motivi sono semplici: nella sua urgenza espressiva, nel suo dire tutto e subito grazie ad otto brani che ti schiaffeggiano e ti si piantano in testa con prepotenza, c’è tutta l’estetica del  punk filtrato e riletto sotto le lenti del post hardcore evoluto e del miglior emocore. C’è, insomma, quella musica prodotta negli anni 90 – figlia dell’etica DIY, fiera ed incompromessa –   reinterpretata con la sensibilità di un gruppo che vive ed è ben presente nella propria contemporaneità. Alla luce di questo, ammetto di aver cercato connessioni ad artisti del passato che si sono rivelate errate (come leggerete più avanti nell’intervista); Capra – il pinguino che ha gentilmente risposto alle mie domande – parla giustamente di “affinità subliminali”. Fatto sta che la “musica emozionale con le chitarre” ha trovato dei nuovi e validissimi interpreti, che vanno ad aggiungersi ai vari Fine Before You Came, Altro e Distanti.
La parola a Capra, dunque.

a cura di Denis Prinzio

Ascoltando il vostro disco ho notato delle affinità concettuali con i Fluxus (gruppo noise core italiano degli anni 90)…più che nel sound (loro erano molto più “helmettiani”) proprio nell’urgenza espressiva. Li conoscete, vi piacciono?
Capra: Mai ascoltati (perciò provvedo). Di conseguenza le affinità non sono conscie, ma subliminali. Provo a spiegarlo. In una sua intervista pubblicata da qualche parte, parlando della sua biblioteca personale, Umberto Eco diceva che certi libri rimanevano accantonati in qualche angolo, o sotto ad altri libri, o in pile sugli scaffali, o caduti dietro ai cassetti, eccetera, finché ad un certo punto non saltavano fuori e decideva di leggerli. Ma scopriva di averli già letti. Benché non avesse letto esattamente quei libri. Aveva letto altri libri che parlavano di quei libri, o sentito persone che ne raccontavano. E stralcio dopo stralcio, quei libri era come se li avesse letti. E smetteva di leggerli.
Penso che succeda così anche con la musica. Ascolti gruppi che hanno qualcosa di altri gruppi, e per proprietà transitiva magari ti ritrovi a fare musica che assomiglia a gruppi che non hai mai ascoltato. Di cui porti avanti affinità, ma che ti sono sconosciuti.
Altre volte cerchi di andare alle radici, e ascoltare quei gruppi che pensi abbiano iniziato qualcosa, e poi ci rimani male perché ti sembra che quelli che sono venuti dopo abbiano suonato meglio. Quest’ultima frase non c’entra, però ci stava bene.

Questa ve l’avranno fatta in tanti, ma non posso esimermi: perché il passaggio all’italiano?
Capra: Abbiamo posto la stessa domanda a un po’ di amici su fb. E hanno risposto così:

Paolo Vizio perché va di moda
Giuditta Matteucci sorry, i do not speak italian.
Marco Vezzaro stavo giusto pensando che sono sei mesi che vi fanno le stesse domande. a sto punto era
meglio continuare a fare dischi in inglese spendendo un sacco di soldi
Marco Bolognesi …e perchè non l’uzbeko???!
Andrea Tony Màncin …perché era lì che faceva l’autostop, e io avevo un posto nel portabagagli
Fausto Cloudwalker VASCO CANTA IN ITALIANO [cit.]
Giancarlo Frigieri “siamo stanchi di questa domanda, scusaci.”
Stefano Mazzasette Perché e’ giusto così…
Tempus Fugit Perchè se ci dimentichiamo le Parole È Più facile inventarle
Nicola Cipriano “È troppo facile
Gaetano Nocomment Cessati perchè così gli stranieri esterofili possono vantarsi di ascoltare un gruppo straniero… con gli amici stranieri

Recensendo il vostro lavoro ho scritto che la lista finale di “Troppo facile” somiglia molto a quelle liste allucinate create da Andrea Pazienza (penso a un fumetto come Penthotal). Sarei curioso di sapere se vi siete ispirati a lui…
Capra: Mi sa di no. Ci siamo ispirati a Pierpaolo Capovilla. Però quel discorso sulle affinità non elettive che ti facevo alla risposta 1 possiamo incollarlo anche qua.

Altra influenza riscontrata è il suono Dischord – Touch & Go. C’ho preso?
Capra: Beh. Fugazi tutta la vita. Per la Touch&Go è uscito il mondo intero, la vedo dura non trovare qualcuno che ci abbia influenzato. Praticamente ce n’è uno per ogni lettera dell’alfabeto.
Però se vuoi approvazione io sono qui: C’hai preso tremendamente, amico.

C’ho preso – parte 2: ma Legno (che ha curato stampa e artwork) è Iacopo Lietti dei FBYC?
Capra: Legno sono in due. C’è Stefano Rossi e c’è Jacopo Lietti. Non vanno d’accordo, litigano sempre, sono insopportabili. Gli vogliamo molto bene. Hanno curato l’artwork del cd, hanno curato la stampa, hanno curato le magliette e stanno curando l’edizione del vinile, che, a detta loro, è di una bellezza che fa scoppiare i pop corn.

In che momento secondo voi c’hanno rubato l’emocore? e di chi è la colpa?
Capra: Nella pausa tra il nostro primo disco e il secondo. Dovevamo fare prima. Chiediamo scusa.

Legna è uscito già da un po’. Come sono stati i riscontri delle vendite/affluenza ai concerti?
Capra: L’altra sera a Prato un ragazzo si è stupito di poter comprare una delle prime 500 copie dei cd di LEGNA. Diceva: Ma com’è possibile? È possibile, è così. Ce ne restano ancora una manciata di copie, e il vinile è dietro l’angolo. Suoniamo in giro da 5 mesi circa, son state vendute circa 100 copie al mese. È pochissimo, se lo confrontiamo col resto del mondo. Ma noi lo confrontiamo col nostro precedente disco, che è praticamente tutto dentro agli scatoloni, e aver finito la prima stampa è un traguardo che non avremmo neppure sperato. Comunque siamo molto soddisfatti dei nostri banchetti. Il record per ora va all’AntiMtvDay, seguito dall’Italian Party ad Umbertide, e a strettissimo giro dalla data a Camposanto di Modena (confrontando il numero dei presenti con le vendite, Camposanto sarebbe in testa).

Il disco è stato registrato da F. Burro Donadello (Giardini di Mirò, Massimo Volume…) come è stato lavorare con lui?
Capra: I giorni con Burro ci hanno fatto capire che c’è gente che ha un orecchio diverso dal tuo. Un orecchio e una capacità di capire e distinguere e ottenere i suoni molto più affinata della tua. Della mia in particolare. I primi due-tre giorni in studio io bollivo, ché Burro passava tutto il tempo a sistemare apparecchi che non capivo, stringere pelli, tirare cavi, spostare jack, calibrare strumenti, ascoltare musica e via così. Poi ho capito che, sì: non avrei mai capito cosa stava facendo, ma che quel che stava facendo era strettamente legato a come poi è uscito il disco. E mi ha insegnato qualcosa. Adesso non ricordo cosa, ma so che è una cosa importantissima.

Ho letto nella bio che la prossima uscita sarà un EP. Sapete già quando uscirà? Anticipazioni?
Capra: Siamo legati da un rigidissimo segreto professionale che ci vieta di anticipare alcunché. Se tutto va bene dovrebbe uscire qualcosa in gennaio, e poi qualcos’altro in primavera.

C’è una scena emocore/post hardcore in Italia? Vi sentite parte di qualcosa?
Capra: Se esiste una scena, di solito, non viene creata da chi suona, ma da chi ascolta. La stessa cosa vale per una buona parte delle cose belle, e la maggior parte delle cose patetiche che si creano attorno ai gruppi. È quasi sempre la gente che ascolta a creare tutto il corollario che sta al di là delle canzoni. Mi domando spesso cosa porta alcune persone ad odiare un gruppo. Voglio dire: a meno che quel gruppo non dica cose che ti offendono o offendono ciò in cui credi, mi sembra così stupido odiare qualcuno per la musica che fa. Voglio dire: A me non piace il cavolfiore. Penso che abbia un odore sgradevole e sappia di qualcosa andato a male, anche se è appena stato raccolto. Punto. La penso così. Ma da lì non mi metto a far campagne per dissuadere gli amici a non mangiare il cavolfiore. Magari è pure un mio limite, non apprezzare il cavolfiore. Non lo mangio e fine. Se qualcuno mi chiede: Hey, hai sentito gli ultimi cavolfiori dell’orto di Massimiliano? No, gli dico, guarda: coi cavolfiori proprio non ce la faccio. E finisce lì.
Comunque. Ci sono gruppi con cui abbiamo suonato e suoneremmo sempre volentieri, e altri gruppi con cui saremmo curiosi di suonare. Tra i primi ci sono i Fine Before You Came, Death Of Anna Karina, Valerian Swing, Thunder Bomber, Crash Of Rhinos. Tra i secondi ci metterei i Fast Animals & Slow Kids, I Cani e i Radiohead.

a cura di Denis Prinzio

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=mFh4nP2prxk[/youtube]

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