Se già il titolo suggerisce che il mood generale è quello punk e diretto che la band ha sin dagli esordi, l’ascolto dell’album evidenzia anche diversi spunti e una ricerca di spazi più dilatati che ne testimoniano la crescita.
11 brani, per poco meno di 30 minuti, registrati e mixati da Andrea Scardovi e gli stessi HHTG al Duna Studio di Russi (Ravenna) e masterizzati da Giovanni Versari presso La Maestà Mastering.
Come nel primo album ‘Sh!’, ritroviamo il tema dall’incomunicabilità, sempre affrontato in maniera ironica; ‘Repetitive Parts’, ‘Next Time’, ‘I Wish I was cool’, ‘Breakfast’ e ‘Dear Fear’ si confrontano con la paura di esprimersi, mentre ‘Blabla’ estremizza il discorso con un testo apparentemente casuale. Ma si parla anche di sogni (in particolare in ‘M. Gondry’, ‘Crowd Surfing’, ‘We All’), che rappresentano la sola via in opposizione a questa sensazione di “stasi”, non-dialogo, inadeguatezza.
Del sentirsi inadatti e impotenti, parlano soprattutto ‘Time Waster’ e ‘I don’t know’, che affrontano il problema del futuro, del non sapere in che cosa credere.
In tutto questo, Crowd Surfing, il crowd surfing, rappresenta un volersi buttare e lasciarsi andare, per tornare a sognare, per ritrovare quell’incoscienza che solo un teenager sa avere. Un album diretto e incisivo… da buttarcisi dentro!
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