“Questo lo mettiamo nella classifica italiana del 2011”
“Ma è del 2010!”
“Ma noi non lo diremo a nessuno…”
I musicisti che hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera di Barbagallo fanno parte a mio avviso di una scena musicale tutta loro; forse non è una scena ben definita, né una scena con un sound particolare, non è nemmeno un movimento politico e dubito che si vestano tutti seguendo una determinata moda; eppure quando collaborano riescono a dare vita ad opere di vasto respiro, in un cui le sonorità più sperimentali coesistono in armonia con un discorso globale coerente e a tratti anche di facile ascolto.
Così si fa notare la presenza di Peppe Schillaci (Diane in the Shell) che contribuisce a ben 4 brani; la presenza di Michele Alessi (Kyle, Captain Quentin, Maisie) in “Clouds behind the moon”, soprattutto nella composizione del brano; Lorenzo Urciullo (Colapesce, Albanopower) in “Reject” e così via, in tutto all’album collaborano almeno una ventina di musicisti provenienti dai generi più disparati.
Nonostante la vasta gamma di esperienze e le diversità presenti tra ognuno dei membri di questo album, l’opera è coerente e i brani danno l’idea di un lavoro quasi tematico.
E se la copertina può lasciar pensare ai Pink Floyd, le sonorità personalmente mi ricordano più Robert Wyatt e i Soft Machine.