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The Black Keys – El Camino

2011 - Nonesuch/Warner
rock/alternative

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Tracklist

1. Lonely Boy
2. Dead And Gone
3. Gold On The Ceiling
4. Little Black Submarines
5. Money Maker
6. Run Right Back
7. Sister
8. Hell Of A Season
9. Stop Stop
10. Nova Baby
11. Mind Eraser

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Sei in cerca di un album che ti faccia sentire un figaccione, che gira per le strade di Nashville con un’ Impala del ’59, o con una Chevelle rossa fiammante? Ma soprattutto di un album che racchiuda sound punk e garage rock, blues e rock ‘n’ roll, passando per il surf e toccando i picchi del glam in sole 11 tracce? Ebbene, gente, se queste sono le vostre priorità, “El Camino” dei Black Keys potrebbe risultare un graditissimo regalo da trovare sotto l’albero o ancor meglio, nello stereo di casa.

Un album più unico che raro, creativo, potente e adrenalinico, coprodotto da Danger Mouse e la stessa band, rilasciato il 12 Dicembre 2011 per la Nonesuch Records.
Dire che il duo di Akron si sia superato è un eufemismo: un Cd che mai perde la carica iniziale conferita da “Lonely Boy”, primo singolo rilasciato in Ottobre sotto forma di “one-shot video”, divenuto celebre per  lo scalmanato ballerino che danza sulle note del pezzo. Che poi, la qualità di “El Camino” sia eccellente, ce lo dice anche la classifica Billboard 200 US, la quale ha visto i Black Keys debuttare in seconda posizione e vendere oltre 200,000 copie nella prima settimana dopo l’uscita.
Il lavoro dei Black Keys prende le sembianze di una miscela perfetta tra le varie culture musicale a partire dalla metà del 20° secolo, arrivando fino ai primi anni 2000. “Dead and Gone” ci ricorda caratteristiche del surf rock dei primi anni ’50: soprattutto nell’intro del pezzo, la batteria semplice e composta, la ritmica stoppata di Auerbach e gli intrecci vocali fanno pensare a dinamiche prettamente beachboysiane. I due dell’Ohio stupiscono ancora con “Little Black Submarines”, pezzo parzialmente acustico, che sembra evadere, inizialmente, dalla scalmanata energia del resto dell’album, ma che poi sveglia il vigore e la carica assopita, sempre accesi negli altri pezzi. In “El Camino” si ritrova così, anche una vena country rock, con “Little Black Submarines” appunto, e con “Run Right Back”, la cui chitarra slide fa coppia perfetta con un ritmo incalzante e aggressivo. “Stop Stop”, invece, commemora parzialmente quel sound, quasi funky, che rese celebre Hendrix. “Nova Baby” è la “Tighten Up” del futuro e “Mind Eraser” che chiude l’album, ci ricorda le origini blueseggianti del duo americano.
La chiave di volta dell’album risiede nel titolo: La “El Camino”, coupè prodotta dalla Chevrolet durante il ventennio ‘50/’60, rappresenta la totale e spassionata “americanità”, sotto un punto di vista compiutamente musicale, dell’album. Il Big Muff pesante di Auerbach ricorda smodatamente i primi fuzz  delle nascenti band garage, surf, glam rock americane: per citarne una, da cui, gli stessi Black Keys hanno ammesso di aver tratto ispirazione, i Ramones. L’album è un must-have per gli amanti di quel suono cattivo e dei riff spinti che nei precedenti lavori della band (Brothers in pole-position), sono venuti, in parte, a mancare.

Un lavoro completo, che riesce a proporre spunti e intelligenti riprese, senza necessariamente rendere i Black Keys una nostalgica band, protesa alla rivisitazione e al culto del vintage. La creatività e la singolarità della band risiede in una sperimentazione di fondo, che parte dai primordi della musica, la cultura blues del Mississippi e del Delta e giunge fino ai giorni nostri attirando come una calamita ogni situazione musicale, facendone tesoro e riproponendola alla loro maniera. “El Camino” si candida ad album dell’anno, con davvero pochi rivali da contrastare.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=CLOuvhd6ATA[/youtube]

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