Seconda prova per Il Cane, all’anagrafe Matteo Dainese (Dejligt, Il Moro e il Quasi Biondo, Meathead, Ulan Bator, Here), che dopo aver rotto il ghiaccio con “Metodo di Danza” è tornato a scrivere, arrangiare e cantare le sue canzoni, con la complicità di alcuni illustri amici.
Spiccano infatti tra i titoli di coda alcuni nomi interessanti della scena italiana tra cui Andrea Appino (Zen Circus), Enrico Molteni (Tre Allegri Ragazzi Morti), Franz Valente (Teatro degli Orrori), Enrico Berto (Amari, Sick Tamburo), Lorenzo Commisso (Il Moro e il Quasi Biondo), Fabio Cussigh (Betzy), Ru Catania (Africa Unite, Wah Companion), Manuel Fabbro (Ulan Bator), Gianluca Liva (Alfabox).
L’impressione è che dietro alla spensierata leggerezza delle sue canzoni, Il Cane nasconda ben più serie intenzioni : basta lasciarsi accarezzare per un attimo dalle malinconiche folate di “Mongolia”, perdersi tra gli arpeggi di “Cucina”, assaporare l’amara dolcezza di “Dimmi” e la stralunante apatia della ghost-track.
Se solo riuscisse a svincolarsi dal gorgo tentatore delle “toy-song” e si concentrasse con più dedizione nel fulcro delle sue emozioni, Il Cane sarebbe una bestiola per pochi eletti. Ma così non sarebbe più lui.
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