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Interviste

Intervista a ROBERTA DI LORENZO

Il 6 Marzo è uscito “Su questo piano che si chiama terra” (clicca qui per la recensione), il nuovo disco di Roberta Di Lorenzo, anticipato da “A causa di Psiche”, il primo singolo estratto, già in rotazione radiofonica.
Il gradito ritorno di questa promessa del cantautorato che continua a confermarsi una finestra sul mondo dipingendolo con i colori tenui e delicati della discrezione, della sensibilità e dell’eleganza ma allo stesso tempo intensi dei sentimenti e di chi certe cose le ha sentite sulla pelle.

Sono passati due anni da “L’occhio della luna”: cosa è cambiato in te come artista in questi due anni?
È cambiato molto, ho acquisito una nuova visione: è come se avessi nuovi occhi, o forse ho semplicemente cambiato le lenti ma riesco a vedere le cose in maniera diversa.
Questo infatti è un album della crescita, della consapevolezza.
L’occhio della Luna di due anni fa era un disco molto più intimistico, dove io sotto forma di diario raccontavo di me attraverso altre figure femminili, dietro le quali mi proteggevo, utilizzandole come coperte di Linus per dire e non dire.
Oggi invece parlo assolutamente di me come donna che vive ben piantata a terra, con i piedi per terra su questa terra: infatti il titolo dell’album “Su questo piano che si chiama terra” racchiude una visione che dal basso guarda verso l’alto, sono più dentro le cose, più attenta alla realtà che mi circonda, a quello che la gente fa, perché pur non perdendo di vista quello che sentiamo noi bisogna acuire una sensibilità maggiore nei confronti di quello che ci gira attorno.

Prima Antigone e Circe, poi Psiche, questo riferimento al mondo classico pare ti sia particolarmente congeniale.
Un po’ mi ha rovinato la vita il fatto di aver frequentato per 5 anni il liceo classico, quindi sono stata un po’ impastata da questi concetti classici che si studiano in un scuola del genere. Io ho sempre subito il fascino della cultura greca in particolare e delle figure femminili di alcuni contesti e periodi descritti magistralmente da tragediografi, per esempio nel caso di “Antigone” parlo di Sofocle.
Il brano “A causa di Psiche”, invece, gioca con la parola greca che significa anima ma nella versione occidentale vuole rappresentare la mente.
Mi riesce abbastanza facile attualizzare concetti di allora, riscoprire un’ Antigone o una Circe oggi oppure Psiche, che può avere un riferimento ad amore e psiche in cui Psiche è la parte femminile e Amore è quella maschile.

Restando in tema letterario e non solo, a quali figure ti senti particolarmente legata?
Per tanto tempo ho letto sonetti e versi di Virginia Wolf, una donna che ha rappresentato molto per me con la sua frase “una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”
Stiamo parlando di un periodo in cui essere donne che scrivevano faceva storcere il naso, in cui dare sfogo alla propria creatività era visto come una trasgressione.
Tra le altre figure femminili che considero un pilastro c’è la pittrice Frida Kahlo, un po’ per le vicissitudini della sua vita un po’ per le sue rappresentazioni pittoriche.
Te ne potrei elencare tantissime altre: in riferimento alla letteratura greca avevo anche scritto un brano, “Medea”, la donna che fagocita i figli, ma era una rappresentazione di altro, un ricatto morale vero e proprio.
E sembra che oggi di Medee ce ne siano fin troppe.

Com’è nata l’idea di scrivere un pezzo per Eugenio Finardi da portare a Sanremo? “E tu lo chiami Dio” é nata in previsione di Sanremo o è stata una cosa casuale?
Non era prevista la canzone per Sanremo nel senso che il brano non è stato scritto pensando al Festival né per Eugenio Finardi: l’ho scritto per inserirlo nell’album e aprire il disco.
Quando eravamo in fase di chiusura del mastering, Finardi ha ascoltato le dieci tracce e questa lo colpì particolarmente e decise insieme al mio manager attuale Francesco Venuto di presentarlo all’attenzione di Morandi.
Qual è stata l’esperienza più singolare che ti ha ispirato una canzone e quale canzone ti ha ispirato?
Ne ho due.
“Vivo di vento” è un brano che rappresenta me seduta sul porto di casa mia, perché io, pur vivendo ora a Torino, sono cresciuta a Termoli, questo paese che si affaccia sul mare.
Sono io che con i piedi nell’acqua racconto del passaggio di navi e del vento che c’è lì: è un brano legato alla mia città.
L’altra è “E tu lo chiami Dio” legato ad una esperienza forte di mancanza di una persona che ora non c’è più ma che mi ha dato la forza di andare avanti e trasformare il dolore in una canzone.
Per uscire dai rifugi che rinchiudono la mente bisogna avere dentro al cuore un’ idea che si fa grande: qual è la tua?!
Bella questa domanda, non me l’aveva fatta nessuno.
La mia idea è quella di trovare la chiave per essere migliore perché francamente quando si scrive si predica molto bene ma si applica male, nel senso che ti rendi conto di come la psicanalisi ti snoccioli una serie di discorsi su quello che è giusto fare, su quello che dovresti essere ma fondamentalmente  non lo sei mai veramente: quindi l’idea è quella, trovare la chiave che apre la gabbia. Ed questo che rappresenta la copertina dell’album in cui è raffigurata una piccola gabbia per uccelli dalla quale io cerco la via di fuga in modo maniera molto serena, molto onesta: si può dire che sia quella l’idea che si fa grande, un’idea di libertà, non anarchia, libertà di acquisizione di un po’ di pace.

Hai collaborato con i Sonohra. Mi incuriosiva capire com’è nata questa collaborazione.
Ho scritto per i Sonora tre pezzi per il nuovo album: loro sono una realtà molto diversa dalla mia musicalmente, ma sono una scoperta.
Sono passati credo 4 anni dal loro esordio e sono cresciuti: c’è stato un incontro di intenti. Loro cercavano una penna diversa e si sono affidati a me, così è nato questo sodalizio.
È ovvio che quando scrivi un brano per qualcuno devi avere ben chiaro in testa la voce che lo interpreterà e il panorama in cui si muove perché scrivere per altri significa togliere dei pezzettini di sé, mettersi un po’ più al servizio, capire bene che cosa gli altri vogliono rappresentare, cosa vogliono dire, e poi cercare di farlo senza snaturare il proprio linguaggio però avvicinandosi al loro mondo.

A questo lavoro seguirà un tour?
Adesso siamo in fase di promozione e ci saranno una serie di Showcase nelle varie Fnac in giro per l’Italia.
Poi ci sarà il tour primavera estate: la prima apparizione sarà il 25 aprile a Piazza Castello a Torino con altri ospiti, Paola Turci, Teresa De Sio e da lì partirà la tournée estiva.

a cura di Azzurra Funari

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