All’ipotetico crocevia nel quale si incontrano lugubri e funeree sonorità doom, con epiche cavalcate heavy, si trovano gli americani Christian Mistress, combo guidato dalla bella e brava Christine Davis.
“Possession”, loro secondo album, pubblicato dalla sempre attenta Relapse, è un ottimo concentrato di dialoghi chitarristici in puro stile NWOBHM (primi Maiden su tutti) e rallentamenti atmosferici traditional doom, che hanno il considerevole pregio di dare profondità e tridimensionalità al sound.
L’ascolto del disco è strutturato come un rituale di magia nera, officiato il quale la realtà si distorce. Non stupisce in questo senso che le canzoni vadano allungandosi, passando dai neanche 3 minuti dell’opener “Over & Over” ai 6 munuti della conclusiva “All Abandon”.
Nel mezzo trovano spazio mid-tempo giocati essenzialmente sulle chitarre di McClain e Sparbel, che si inseguono continuamente lungo ritmiche groovy e assoli semplici ma incisivi, lasciando il giusto margine alla dinamica vocalità della Davis, che, memore delle colleghe Jex Thoth e The Devil’s Blood, segue linee melodiche con deciso retrogusto seventies.
Il risultato di questa cospicua serie di elementi stilistici, che manifesta un retroterra artistico vasto e vario, si traduce quindi in un album che gira bene, trovando il giusto mezzo fra pesantezza e melodia, dando la priorità a livello compositivo soprattutto l’istintualità e l’immediatezza.
Christian Mistress: una piacevole possessione.
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