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Paul Weller – Sonik Kicks

2012 - Island Records
rock/pop

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Tracklist

1. Green
2. The Attic
3. Kling I Klang
4. Sleep Of The Serene
5. By The Waters
6. That Dangerous Age
7. Study In Blue
8. Dragonfly
9. When Your Garden's Overgrown
10. Around The Lake
11. Twilight
12. Drifters
13. Paperchase
14. Be Happy Children

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Non giovanissimo, molto imitato, l’ex leader di Jam e Style Council è nella invidiabile posizione di chi non deve dimostrare. Quando cita se stesso, lo fa con la certezza di avere ancora faccia e canzoni da spendere e un bel mucchio di emuli, più o meno dichiarati, giusto dietro le spalle. Il buon vecchio modfather riprende il discorso dei due prececedenti album (“22 Dreams” e “Wake Up The Nation”), mostrandoci, sin dalla copertina, una rediviva intenzione di sperimentare, senza lasciarsi troppo alle spalle le collaudate formule del brit-pop.

Il lavoro di produzione di Simon Dine, dietro “Sonik Kicks”, rende l’album un piacere estetico nel suo accumularsi di suoni stratificati, melodie disturbate da interferenze e rumori, gusto per la jam e l’improvvisazione, il tutto contaminato con la tensione rock, delicatezze pop, cultura british e ricordi mod. Gli elettronici beat di “Green”, brano d’apertura del disco, si coniugano con i cori al limite del northern soul, in contrasto con l’essenziale linea vocale, dai toni robotici, a cui fa da contraltare la chitarra tagliente di Nick McCabe. Nella successiva “The Attic” Weller gioca con il pop orchestrale, “Kling I Klang” stupisce, in maniera negativa, per i suoni martellanti e per l’incedere carnevalesco, quasi da circo. Weller sembra accorgersi del mezzo passo falso, riprendendosi con la meravigliosa ballata malinconica “By The Waters” dove approda su quei lidi di pop raffinato, che l’hanno reso grande. Subito dopo la kinksiana “That Dangerous Age” e la cavalcata dub di “Study In Blue” tornano a rimescolare le acque, che diventano vorticose a causa di episodi dubbi, come “Around The Lake” o l’acida “Drifters”. Tuttavia, rimane l’impressione che l’album abbia una sua forza. Probabilmente, sta nel fatto, che tutte le varie citazioni sono perfettamente bilanciate con lo stile compositivo di Weller, ben riconoscibile e proiettato in primo piano. Il cantautore inglese dimostra ancora una volta come la sua urgenza creativa rimanga intatta, contagiando addirittura il nutrito gruppo di ospiti (fra i quali Noel Gallagher, Graham Coxon e Steve Craddock), pronto a mettersi in gioco in ruoli del tutto inaspettati.

Non avrà più vent’anni, ma quando parte il contagioso anthem di “When Your Garden’s Overgrown”, la sognante ninna nanna barrettiana di “Paper Chase” oppure la bellezza soul pop di “Be Happy Children”, viene da chiedersi se stavolta la modernità (presunta?) valga davvero più della piacevolezza.

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