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Edward Sharpe & The Magnetic Zeros – Here

2012 - Rough Trade
freak/folk/country

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Tracklist

1. Man On Fire
2. That’s What’s Up
3. I Don’t Wanna Pray
4. Mayla
5. Dear Believer
6. Child
7. One Love To Another
8. Fiya Wata
9. All Wash Out

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Los Angeles è un mattatoio per la spiritualità. Libro dei Dodici  passi in mano e  chitarra  sulle  spalle, Alex  Ebert ha abbandonato la città degli  angeli da qualche anno e  d’allora viaggia  per  gli  Stati Uniti in lungo e in largo accompagnato da una banda che oggi è composta di nove pezzi, domani di quindici. Un po’  Bob Dylan, un po’ hippie, un po’  oracolo,  Ebert  ha  un’apprezzabile quanto disastroso passato alle  spalle: voce (attuale) degli Ima  Robot,  la  droga  e i  bordelli dello showbiz gli hanno distrutto la vita.

Convinto di poter rinascere spiritualmente (e musicalmente) si affida a uno pseudo-santone  redentore nato direttamente dalla sua matita,  tal Edward Sharpe,  ma nei sobborghi del  mattatoio ha il tempo di scoprire anche il talento soul di Jade  Castrinos, vocalista underground della scena  locale.  E  la  New Weird America. Così Bob trova la sua Joan e finalmente il  progetto Edward Sharpe &  The Magnetic Zeros può  partire.  La prima produzione Up from below è  un quasi-­fiasco messo in salvo soltanto dal singolo Home, nel duemilanove uno dei  brani  più   richiesti dai pubblicitari e dai networks televisivi di  mezza  Europa.  Il duemiladodici è  l’anno di Here. Here è una delle tante ricette per  la
felicità  terrena che apre uno squarcio e affonda le radici nell’ambiente spiritual americano. Già,  perché di questo si  tratta. Discutibili o no,  Ebert si  avvale di Sharpe per irrompere nell’anima (considerata metafisicamente) attraverso semplici idee di riabilitazione spirituale trasfigurate  in parole contenute in un ellepì della durata di circa trentotto minuti, in cui però non ci sono affermazioni sconclusionate,  trascendentali o  soprannaturali,  perché Sharpe è Here, è  qui tra noi e da nessun’altra parte. Soltanto pochi concetti, alcuni New Age altri non così  eclettici, ma assoluti. One love to another è l’esplicita continuazione di One love (su  cui  è  inutile  soffermarmi) di Bob Marley,  spalmata su un filo d’organo   e idealmente accompagnata da migliaia di accendini accesi. I  paragoni con Devendra  Banhart e il suo freak folk invece si sprecano per  I don’t wanna  pray, atavica interrogazione sull’esistenza divina, e per Man on fire, giudizio sulla difficoltà di riciclarsi in qualcosa di diverso e  incerto. Avviene anche il miracolo (è proprio il caso di dirlo) di ascoltare il mississipiano southern country fare l’amore col gospel  nell’abside  di  una chiesa  evangelica in That’s what’s up.  Non  c’è  solo Sharpe in Here,  c’è  spazio  anche  per  l’Ebert  uomo che si converte, prima morendo nelle note folk di Dear believer, poi resuscitando nella ballata di All wash out.

Here indica allusivamente  un cammino da percorrere, per chi vuole.  E  tutti  i cammini di questo genere non possono che portare in alto facendoti
salire un gradino alla volta. Fino a raggiungere cosa è un altro paio di  maniche. Continuate così.

Focus on: Man On Fire, That’s What’s Up, One Love To Another

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Fmtmgxk2J1g[/youtube]

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