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Interviste

Intervista a MARIANNE MIRAGE

Milano – 12.06.2012
L’aria stamattina è un’altalena che oscilla in stati gassosi dalla consistenza diversa.
Si affacia il sole poi dinuovo la nuvola riappare a coprirlo.
Così è la musica di Giovanna Gardelli, intensa come i suoi occhi, delicata come i lineamanti del suo viso, grintosa come la chioma dei suoi capelli.
Una ribelle apparente che intona le note della vita; la sua vocè è un graffio e graffia l’anima di chi l’ascolta.
Beviamo un caffè sui navigli.
Aspettiamo l’estate ma è ancora autunno.  Giovanna si fa chiamare Marianne Mirage. Ha 22 anni e un disco in uscita.
Le chiedo: “Giò parlami di te e della musica, o della tua musica se preferisci..”
“Mio padre dipingeva ed io ascoltavo la musica. Jazz, tutto jazz . Billy Holiday, Sarah Vaughan. A 13 anni ho iniziato a suonare la chitarra,  Kurt Cobain era il mio mito; la mia musica è l’incontro del punk dei Nirvana e degli Stooges e del black-soul del jazz; passo quindi dall’elettonica a forme di jazz più tradizionale indagando la vicinanza tra due generi apparentemente lontani”.
-Perchè Marianne Mirage?
“Marianne e Mirage sono i nomi di due gruppi psikedelici anni ’60, semplicemente ho messo insieme due cose che mi piacciono.”
-Come ti definiresti artisticamante?
“Dicono che devo definirmi in uno stile, ma non ci riesco ed è proporio quello che mi diverte, non definirmi e fare semplicemente ciò che ho voglia di fare nel momento in cui suono. La musica è libertà.”
-Cosa ne pensi delle case discografiche italiane?
“Fanno il loro lavoro. Punto.”
-Punto?
“Punto.”
Una timida determinazione  è un’altra delle caratteristiche di questa giovane  artsita che affascina per la forza della sua semplicità e la compiuta spontanaità delle sue risposte. Ci tiene a parlare dei suoi viaggi Giovanna e del suo senso del viaggio.
“L’arte è conoscenza e io credo di aver sempre inocnsciamente ricercato il viaggio, sin da piccola.  I ricordi più belli della mia vita sono nei viaggi, lontano da quello che conosco.Viaggiare vuol dire essere curioso della vita degli altri e un artista deve essere curioso della vita degli altri, non siamo soli al mondo, per fortuna.”
-Stai lavorando alla produzione del tuo primo disco ma stai anche studiando come attrice…
“Frequento il Centro Sperimentale di Cinematografia a Milano; la recitazione mi interessa come possibilità di essere un mezzo per raccontare delle storie e  vivere vite diverse dalla mia”.
-Tu lavori da solista, scrivi e componi la tua muisca ma ti avvali anche di collaborazioni importanti, no?
-Si, esatto. Per quanto riguarda il genere rock lavoro con Luca Tozzi e Michele Barbagli e per il jazz da tempo collaboro con Niccolò Bollani, contrabasso, e Sebastiano Ragusa, sax. Per me è fondamantale lavorare con persone interessanti e valide da un punto di vista umano, oltre che professionale. L’importante è divertirsi.
Una conclusione brillante che è anche una filosofia di vita.
Perchè, come diceva il grande John Lennon  “Divertirsi non è mai una perdita di tempo.”

a cura di Roberta Laguardia

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