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Interviste

Tributo ai Codeine: Intervista collettiva

Come vi abbiamo già detto qualche giorno fa, è uscito di recente un bel tributo ai Codeine.

Probabilmente oltre che su Impatto Sonoro ne avrete sentito parlare anche tramite altre webzine: sono infatti uscite molte notizie a riguardo e anche parecchie recensioni. Noi, invece, vi proponiamo qualcosa di diverso: una bella intervista collettiva a tutte le persone coinvolte nel progetto!

Ciao Carlo Venturini (white birch records), come vi è venuta l’idea di fare un tributo ai Codeine, invece che a un gruppo più significativo come ad esempio i Lunapop?

Carlo:
Per i Lunapop c’è sempre tempo, e comunque son convinto che qualcuno ci penserà. Ai Codeine dovevamo pensarci necessariamente noi che avevamo deciso di omaggiarli fin dalla scelta del nome della label!


Ciao Michele Montagano (Stordisco webzine
), dopo che Carlo Venturini ti ha proposto di realizzare questo tributo, la tua prima domanda è stata “chi sono i Codeine?”, la seconda?

Michele:
In realtà la prima domanda è stata: “che cos’è un tributo?” Poi mi è venuto in mente Marco Gargiulo (A CASO) ed è stato tutto chiaro. Carlo che mi chiede di realizzare un tributo ai Codeine è un po’ come uno spacciatore che chiede ad un tossico se ha voglia di farsi una dose gratis. I Codeine sono stati uno dei gruppi che più ho ascoltato negli ultimi anni forse perché riescono ad esprimere in musica perfettamente quel senso di catartica tristezza e solitudine nel quale spesso hai voglia di rinchiuderti. Simone dei Crimen (aka Il Cristo Fluorescente) tempo fa mi disse che quando sei malinconico i Codeine ti assecondano, che sono la tristezza fatta musica. Eppure non è solo quello. E’ un po’ come la storia dell’emo. le canzoni emo parlano spesso di solitudine, abbandono, di rapporti finiti, ecc.. eppure ogni cazzo di singola canzone emo ha una storia diversa. Anche se è sempre la stessa cosa che dice riesci a sentirci un sentimento o una sua sfumatura ben precisa che ti colpisce a fondo. Ecco, per i Codeine è la stessa cosa. In mezzo a tutta quella lentezza c’è anche molta speranza, rammarico che altro non è che amore, sofferenza per qualcosa che è venuto a mancare, almeno per te, prematuramente. La seconda domanda è stata questa e l’ho rivolta solo a me stesso: “con ‘sta roba riusciremo ad emozionare qualcuno? La risposta la stiamo avendo in questi giorni ed è bello vedere che è “si”.

Ciao Ivan Tonelli (Stop Records):l’idea di fare un tributo ai Codeine ti è subito piaciuta o avresti preferito farlo ad altre sostanze oppiacee? I Morphine?

Ivan:
Ottima domanda. No, diciamo che la Codeina è da sempre la protagonista dei miei sabato sera e diciamo anche che io e Andrea di Stop Records siamo sempre stati parecchio infottati coi Codeine, Andrea in particolare, e la cosa ci ha sconfinferato subito. Penso inoltre che un tributo con QUESTE band testimoni l’esistenza di realtà validissime e vivacissime, anche se molti addetti ai lavori del settore musicale non se ne sono proprio accorti. Insomma era una cosa che andava fatta e Michele, Carlo e i ragazzi di WB si son fatti avanti volenterosamente. Speriamo ovviamente che chi lo ascolta colga la bontà degli intenti :)

Dai, non possiamo prendervi per il culo. Il tributo lo abbiamo ascoltato in anteprima ed è veramente un progetto fantastico. Parlando con Michele ho anche scoperto che nonostante un po’ di ritardi nel mastering, la realizzazione dei brani è stata abbastanza immediata. Eppure questa immediatezza è quasi un pregio. Raccontateci tutti e tre come sono andate le cose, come vi è venuta l’idea di realizzarlo e qualche curiosità (se c’è) relativa all’organizzazione di “I Hope It Shines On Me”.

Carlo:
I ritardi di cui dici sono da attribuire al fatto che non è stato facile coordinare 13 band, ciascuna con un suono personale, esigenze proprie. Credo che il lavoro di supervisione al mastering di Stefano Doretti sia stato, come sempre, efficace e rispettoso delle peculiarità di ogni brano.

In merito all’immediatezza, sono pienamente d’accordo. Al primo ascolto complessivo ho pensato che fosse questa la caratteristica principale di questo lavoro. E devo dire che ne sono stato felice: ciò rispecchia in pieno lo slancio e la rapidità con cui siamo passati dall’idea alla realizzazione del progetto. Merito delle band che hanno colto in pieno lo spirito della cosa e hanno dimostrato una passione e una serietà “ umana” davvero commovente. Un motivo di orgoglio in più per noi e per Michele Montagano, che ci ha aiutato nella scelta.

Michele:
Quello che mi sento di dire è che alla fine ho davvero fatto poco. Si, certo, ho dato una mano, preso contatti, coinvolto amici, scritto due righe che descrivessero la cosa ma tutto il resto è nato da sé grazie alla grande passione di tutti gli elementi che ne facevano parte. La cosa più bella di tutte è stato vedere quanto le band si siano mostrate coinvolte ed appassionate, nonché professionali e puntuali con le scadenze. In tal senso non posso che citare i Verily So per avermi presentato una bozza del pezzo appena due giorni dopo era stata fatta loro la proposta. Dopo meno di una settimana avevano pronto brano e anche un video DIY e smaniavano per uscire. Poi insomma c’è tutta la White Birch, i Venturini Bros e company che sono stati sempre molto disponibili, la bravissima Cuore di Cane che ha fatto davvero un lavoro incredibile, Carlo Natoli dei Gentless3, gruppo che non nego rientri tra i miei ascolti nostrani preferiti, che è parso davvero super entusiasta dell’idea e onorato di farne parte. Stessa cosa i Crimen che, non me ne vogliano le altre band, hanno realizzato, IMHO, la cover più intensa del tributo. Poi c’è Old Boy al secolo Claudio Carluccio che, assieme a Roberto Del Vecchio aka The Last Hour, ha registrato il pezzo in casa in appena due giorni e dopo pochissime ore di studio. Il risultato credo sia notevole e tra i più originali come reinterpretazione. A parte questo poi secondo me anche la disposizione delle tracce è interessante e, se analizzata, dà una sorta di senso al tutto. IL tributo inizia con la versione di Cave In dei Ka Mate che è molto simile all’originale e termina con Vacancy degli IASM che è lontanissima dal pezzo dei Codeine ed è strumentale, quasi come una sorta di titolo di coda. In mezzo tanta personalità e sentimento, dal power pop spensierato dei SJBMH, al doom degli IDLE GOD, al noise dei BABY BLUE. Insomma c’è di tutto e non riesco a trovare un pezzo che sia meno valido degli altri. Sono davvero felice di aver fatto parte di questa cosa.

 

Cuore di Cane, tu hai curato la parte grafica del progetto, come è nata l’idea della copertina?

Cuore di Cane:
L’ idea della copertina della compilation ” I hope It Shines On Me” è nata dal mio primo ascolto dei Codeine stessi.

Mi sono fatta trasportare dalle loro atmosfere suggestive in spazi infiniti, dal significato della frase titolo della compilation e dalla grafica del disco “Frigid Stars”.


Parliamo anche con le band coinvolte. La domanda è la stessa per tutte:
Avete qualche aneddoto da raccontarci in merito alla realizzazione del vostro brano?

Carlo Natoli – Gentless3:
La cosa interessante e particolarmente simbolica che è capitata durante la gestazione di “Loss Leader” in realtà è stata proprio la richiesta di White Birch Records e di Michele di proporre una nostra versione di un pezzo dei Codeine: avevamo appena deciso che la pre-produzione del nostro nuovo disco andava ripensata e rifatta, e che dovevo tirarmi fuori dalle scritture che conoscevo ed in cui stavo comodo, quelle che i giornalisti amano definire “slowcore” o giù di lì, riferendosi a noi e al nostro primo disco. Io avevo appena ripescato una intera stanza di vecchi banjo, mandole e lapsteel acustiche, Francesco Cantone (Tellaro/Colapesce/Twig Infection) aveva appena cominciato a collaborare con noi, e la scrittura dei pezzi del nuovo disco è cominciata proprio dalla sperimentazione di coesistenza, per noi inedita, tra strumenti acustici folk (maltrattati elettricamente), elettronica recuperata qui è lì, mischiata all’assetto storico della band, per cui si tratta praticamente di un (falso) ipotetico singolo del disco nuovo. Poi ci sarebbe la storia di un amico che una notte ha sognato che aprivamo il concerto bolognese dei Codeine, ma quella la potete chiedere direttamente a lui…

Baby blue:
E’ la prima volta che Serena fa un assolo di chitarra e l’ultima volta che pubblichiamo un brano a nome Baby Blue. C’è anche uno strumento che nessuno sa come si chiama.

Verily So:
Il testo di 3 Angels è talmente iconico e adatto al nostro trio che ci siamo totalmente immedesimati nelle parole, prima ancora che nella musica. Abbiamo provato a giocare con nuovi suoni, inserendo un po’ di elettronica e di ondate elettriche potenti che fanno da contrappunto alla voce quasi sussurrata. Non abbiamo voluto fare una copia carbone dell’originale, perchè è un classico senza tempo, come tutto Frigid Stars. Abbiamo solo mantenuto le stesse note e gli stessi bpm, registrato tutto in casa e ci siamo divertiti nel girare un video DIY. Siamo fieri di aver fatto parte di questo progetto!

 

 

 

Crimen:
“Per anni abbiamo cercato di metterci d’accordo (senza successo) su quale canzone ci sarebbe piaciuto rileggere, e D era una delle possibilità. Quando Carlo ci ha proposto di partecipare al tributo, oltre ad esserne stati felicissimi e orgogliosi, abbiamo pensato che fosse arrivato dall’esterno lo stimolo giusto per prendere finalmente una decisione. E’ il primo pezzo che incidiamo in completa autonomia, nonché il primo dopo il cambio di formazione avvenuto la scorsa estate, per cui lo vediamo un po’ come l’emblema del nuovo corso dei Crimen, che si concretizzerà, se tutto va bene, in un disco o qualcosa del genere fra la fine del 2012 e l’inizio 2013”.

Old Boy:
“Pickup Song” è stata registrata in poche ore nella The White Room di Roberto Del Vecchio (The Last Hour / Les Jumeaux Discordants). In passato, abbiamo collaborato coverizzando “Love Will Tear Us Apart” dei Joy Division.

Entrambi conoscevamo molto poco i Codeine; Michele ci ha proposto di arrangiare un brano ed è stata un’ottima occasione per conoscere meglio questo gruppo che è riuscito a toccare le corde più profonde del nostro animo.

Marco – The Marigold:
Il brano è stato arrangiato e registrato in 30 minuti circa – “buona la prima”, seguito da qualche overdub e da un leggero mix. Gravel Bed è semplicemente il brano che sentivamo più vicino alla nostra attitudine, questo ha favorito sicuramente la veloce realizzazione.

Derma:
Second chance è stato registrato come ogni produzione derma in modo casuale, improvvisato e incosciente per puro spirito creativo. È stata la prima volta in cui derma ha osato proferire parola invece che solo maltrattare a dovere strumenti musicali con le dita. Ci siamo presi questa occasione per mostrare a tutti che non è necessario saper suonare per interpretare a orecchio una canzone altrui, basta sentirsela addosso, dentro e sottopelle al primo ascolto, pur non avendola mai ascoltata prima o vissuta. I Codeine sono parte di noi e non ce lo ricordavamo.

Werner:
La registrazione dei cori di broken hearted wine è stata per noi un esperimento che ci ha divertiti. La tonalità per le voci femminili che nel coro si aggiungono alla voce di Stefano è abbastanza alta per noi, non potevamo farla in falsetto perché non ci piaceva l’idea di un coretto sussurrato; volevamo qualcosa di più incisivo ma non potevamo urlare nel microfono, quindi Stefano ha proposto che cantassimo a 2 metri di distanza dal microfono che era stato messo a metà di un corridoio. In questo modo potevamo cantare a squarciagola dall’altra stanza, la nostra voce è entrata nel microfono come in un imbuto e l’effetto è stato quello che avevamo in mente, è stata buona alla prima.

Ka Mate Ka ora:
Da un po’ di tempo Cave In è il brano con cui apriamo i nostri concerti e l’unica cover che suoniamo. I Codeine sono uno dei nostri “ gruppi della vita”. Non serve dire altro.

Shelly Johnson Broke my Heart:
Ricordo che quando abbiamo cominciato a lavorare al pezzo, in studio c’eravamo solo io, col basso, e Andrea alla batteria. non sapevamo come metterci mano e allora io ho iniziato a fare la linea di basso, accelerata e distorta, e Andrea mi veniva dietro con le pelli. Poi ho aggiunto la mia voce nasale alla Stephen Immerwahr (per l’appunto), ripetendo in loop infinito il testo. Infine è arrivato Ivan, gli abbiamo detto “hey Ivan, senti qua che gas”, lui ci ha aggiunto le sue chitarre so 1990 e il cerchio si è chiuso.

 

WTC:
Noi Mucche siamo sempre felici quando ci invitano a coverizzare un brano! In questo caso abbiamo deciso di divertirci un po’ e sperimentare nuove soluzioni. Abbiamo utilizzato almeno un paio di strumenti che non utilizziamo mai: il trombone e il dulcimer. Abbiamo fatto suonare il pianoforte a Martino, che è il nostro batterista, ma che è un pianista fantastico e la batteria a PM, che suona chitarra, basso e un sacco di altre cose, ma che è anche lui un ottimo batterista. Alla fine, a parte Michelle, in questo brano più o meno tutti suoniamo strumenti diversi da quelli che suoniamo di solito. ll risultato ci è piaciuto molto e crediamo che alla fine non snaturi il senso del brano, ma lo faccia semplicemente suonare più vicino a noi.

Idle God:
Cigarette Machine è il primo brano messo su nastro dal progetto Idle God. Veniamo tutti da progetti ed esperienze terminate di recente.

In a Sleeping Mood:
Il giorno successivo al concerto dei Codeine a Londra all’interno dell atp festival, il caso ha voluto che ricevessimo la chiamata dal nostro amico Giovanni (stordisco webzine) che ci informava di questo tributo; eccitatissimi di poter partecipare, abbiamo rispolverato tutta la discografia dei Codeine e abbiamo scelto infine una traccia che più ci sembrava affine alle nostre atmosfere.

Un aneddoto simpatico è che durante l’ennesimo ascolto del pezzo per entrare completamente nel mood, vlc ha inziato a riprodurlo ad una velocità insana, dopo che Donato si era accasciato sulla tastiera, l’effetto ci è piaciuto cosi’ tanto che abbiamo deciso di tenerlo come intro del brano.

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