Impatto Sonoro
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Concerto Per Un Amico: DRINK TO ME, WAYNES, GENTLEMEN’S AGREEMENT – Indicatore (AR), 30 Giugno 2012

Quella del Concerto Per Un Amico è oramai di fatto una tradizione, tutta all’ insegna della solidarietà, che come tale ogni anno si materializza sotto la forma di live incentrati sui migliori prodotti della musica nostrana.
Dopo la due giorni della passata edizione, che aveva visto susseguirsi agli A Toys Orchestra uno stuolo di artisti ska ed hip-hop, stavolta tocca invece a Drink To Me, Waines e Gentlemen’s Agreement ( i Mumford & Sons italiani, a cui per sfortuna non assisterò) ritagliarsi uno spazio sufficiente rispetto all’ “ingombrante” presenza di Tonino Carotone la sera prima.

Arriviamo alle 21:00 circa, con i White Pagoda intenti nel loro soundcheck e praticamente nessuno ad attenderli; non solo per questo l’ inizio, che oltre a loro prevede la presenza dei pistoiesi Mum Drinks Milk Again, si rivelerà molto più di un diesel, con i due gruppi ( di cui potremo benissimo far un sol fascio) intenti nel propinare per filo e per segno le stimolazioni garage dei loro rispettivi esordi ( rispettivamente “Chair Evolution (Not Design)” e “Who Wants To Fuck?!”), intercalando a volte rumori casuali ma in sostanza senza nemmeno raggiungere un decimo dell’ appeal che i loro modelli di partenza hanno – ovvero gli Hives ed i Japandroids, il che è tutto dire.
Dopo un’ attesa interminabile è il turno del nome forse più atteso, i Drink To Me, autori di un discreto disco, “S”, che perlomeno ha saputo rinfrescare l’ ambiente indie con ventate fresche di synth e pop-psichedelico, salvato onestamente da un pezzo, Henry Miller, che giustamente saltò subito all’ occhio di un mio collega durante la disamina dell’ album (clicca qui per leggere la nostra recensione).
In sostanza il gruppo appare molto preoccupato da quella che sarà la resa sonora delle nuove tracce, difficilmente riproducibili ad hoc, più che cercar di creare un minimo contatto con il pubblico; nonostante l’ elemento etereo sempre presente, difatti la performance non spicca mai il volo – complici alcuni atteggiamenti demenziali messi lì per seguire la moda – trovandosi ben presto a fare i conti con una impalpabilità di fondo ( l’ apice viene forse toccato da Picture Of The Sun, che con i suoi accenni dream pop incredibilmente su disco si rivela una delle più interessanti) ed una originalità piuttosto latente.
Purtroppo per loro, in molti si sono svegliati grazie ( ancora) ad Henry Miller, ed altri invece li volevano mandar via già dalla seconda canzone ( prima della quale avevano scherzato dicendo di voler terminare l’ esibizione se alcuni dei presenti non si fossero alzati, centrando in maniera terribile il punto).

Di tutt’ altra pasta sono fatti i Waines, che fin da subito si accingono nel propinarci le loro scariche rock & roll e hard-blues in maniera travolgente e cinica, brillanti esecutori di una macchina rock coinvolgente ( quanto monotona, almeno alla lunga) quali sono.
Visti a distanza di un anno sempre ad Arezzo – ma nell’ occasione indubbio anello debole di un trittico formato oltre a loro da Bachi Da Pietra e Julie’s Haircut, stasera sembrano quasi innovativi nella loro sorprendente pochezza rispetto al resto della proposta musicale; allora come oggi però le canzoni per rompere il ghiaccio portano ancora il nome di Let Me Be, Server e Have You Heard The News?, con un nuovo album in arrivo, puntualmente annunciato da un inedito, che non profila grandi stravolgimenti, se non l’ aggiunta di ritmi ancora più ballabili.
Con pochissimi fronzoli ed un lessico musicale prossimo per concretezza a quello lessicale i palermitani conquistano in pratica il pubblico con l’ impressionante debutto “Stu”, per poi regalare attimi di pausa ( per noi, non certo per loro) con brani più compiuti ed allungati dai riff delle due chitarre che si interpongono tra di loro, confermandosi come uno degli intrattenimenti musicali più convincenti in Italia.

a cura di Gabriele Bartolini

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