È senza dubbio piacevole questo “Between These Walls”, esordio su lunga distanza degli Shide, giovane formazione barese alle prese con un ripescaggio senza lode nè infamia di una certa generazione di rock duro e coccolato che a fine ’90 infiammò i pomeriggi su Mtv di molti giovani appassionati e non solo.
La voce pulita e potente di Renata Morizio non può non portare ai fasti dei migliori Guano Apes, alle scommesse vinte degli Skunk Anansie e, perchè no, all’impatto forte e convincente della bellissima meteora Anouk.
Forti di un’ottima produzione, gli Shide riescono perfettamente nell’intento di fondere l’aggressività e l’urgenza tipiche del genere con una dose massiccia di melodia e confidenzialità decisamente poppy. Ottima l’opener e singolo apripista “Anguish”, a metà tra certe strutture progressive e atmosfere power pop, convincono anche le derive Deftones di “Words”, un po’ meno il tentativo quasi Garbage di addentrarsi in territori più danzerecci. Pericoloso ma riuscitissimo l’approccio con la cover di “Born To Be Wild” degli Steppenwolf, più problematico quello con “Anibody Seen My Baby”, produzione minore degli Stones, che si trascina un po’ stancamente ad una conclusione che vorremmo forse anticipata. Menzione d’onore per la suggestiva “D”, forse più adatta a concludere il disco rispetto a una “Drag Me” che, nel suo alternare chiaro-scuri con la cura dei veterani, suona però come un riempitivo di troppo.
La missione degli Shide è sicuramente compiuta, manca forse un piglio un po’ più personale nel rielaborare una situazione musiclae che di personale ha offerto sempre poco, ma i 50 minuti di “Between These Walls” riportano in alto la bandiera di quel rock energico, muscoloso e, pregio o difetto che sia, decisamente adatto a tutti.
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