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Kreator – Phantom Antichrist

2012 - Nuclear Blast
thrash/metal

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Tracklist

1.Mars Mantra
2.Phantom Antichrist
3.Death to the World
4.From Flood into Fire
5.Civilization Collapse
6.United in Hate
7.The Few, the Proud, the Broken
8.Your Heaven, My Hell
9.Victory Will Come
10.Until Our Paths Cross Again

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Quando qualche settimana fa ascoltai la nuova “Phantom Antichrist”, messa a libera disposizione sulla rete prima dell’uscita del disco, rimasi per un attimo esterrefatto, risucchiato in una trance estatica senza precedenti, grazie a tutta quella violenza epica e distruttiva di marchio chiaramente teutonico.
Il presagio di un album capace di rievocare la furia di “Coma of Souls” o di “Pleasure to Kill” con una freschezza tellurica dagli assolo galoppanti, derivanti dalle forti iniezioni di melodie NWOBHM, balenava nella mia mente e mi mandò letteralmente in brodo di giuggiole come una ragazzina innamorata.

Hallelujah! Esclamai, “il Kreatore è qui tra noi, e nessuno si salverà dal suo sdegno!! Siate pronti a chinare il capo a coloro che marceranno su di voi come cavalieri neri in sella a pallidi destrieri, a coloro che calpesteranno i vostri crani di agnelli destinati al macello. Voi, miserabili, che infettate il mondo come virus con le scarpe! Pentitevi miscredenti e ascoltate il Verbo metallico echeggiare nei vostri timpani, la sua melodia vi spazzerà via anticipando le intemperie della fine del mondo!
Tuttavia, dopo l’iniziale entusiasmo da bimbominkiallaro all’atteso nuovo album di Petrozza and Friends, il peso della disillusione mi fece sentire molto vicino al neuro-ricovero, e dovetti ricredermi con triste rammarico: ora posso tranquillamente dire di essermi lasciato un po’ troppo trasportare dalla magia del thrash-metal e dal suo stramaledettissimo groove, che mi fa smarrire la retta via dell’oggettività.
Infatti, dopo ripetuti ascolti questo “Phantom Antichrist”, tredicesimo full-leght dei Kreator, per quanto si dimostri fresco e particolare nelle decisioni compositive intraprese, che coniugano la tipica potenza crucca con la melodia del metal più classico (Iron Maiden e Judas Priest) e gli stop n’go della scuola death di matrice svedese, risulta a fronte di ciò un disco che disorienta nella sua evidente estraneità.
Anche gli episodi più burrascosi, quali “United in Hate”, “Civilization Collapse”, e “Death to the World”, possono definirsi dei fillers nella totalità dell’opera, puramente votata a una sorta di epica rivisitazione delle proprie radici primordiali, dove la devastazione sonica e canonica dei quattro di Essen viene stemperata con un’immediatezza molto catchy e orecchiabile, figlia delle cavalcate maideniane.
Rimane comprensibile il desiderio di Mille, che dopo 27 anni di carriera prestati a urlare e a sventolare la bandiera dell’odio, ora voglia esplorare territori nuovi (penso di essere l’unico a cui piacque Endorama con le sue atmosfere gotiche completamente sui generis per i tedeschi) che possano ringiovanire e dare nuovo carburante alla rabbia nichilista che brucia in ogni suo riff.
Lo stimo ancora di più per la sua scelta e spero che questo sia una specie di primo passo per un futuro di nuova giovinezza, in quanto il disco non è affatto da cestinare, risultando godibile ed abrasivo come il Kreatore insegna, ma per il momento permane un senso di “leggerezza” complessiva, quasi a dire che se in alcune canzoni (“Until Our Paths Cross Again” e “The Few, The Proud, The Broken”) ci fosse il Bruce Dickinson di Powerslave dietro il microfono, o meglio ancora Tim “Ripper” Owens (“From Flood Into Fire” gli calza a pennello) non sarebbero affatto male comunque.
A conti fatti, la title-track, “Victory Will Come” e “Your Heaven My Hell” rappresentano la giusta commistione di power metal e thrash, in cui melodia e violenza decidono di darsi alle danze, abbracciati e perfettamente in equilibrio come in un valzer apocalittico che fa da seguito all’esplosione di una bomba atomica, ma tre tracce sono troppo poche per ritenere il disco un’opera pienamente riuscita .
Rispetto ai precedenti “Enemy of God” e “Hordes of Chaos”, l’ultimo parto in casa Kreator è complessivamente un gradino sotto , alleggerito infatti di tutta la rabbia iconoclasta e misantropica che contraddistingue il combo di Essen, viene però graziato da idee epiche ed armoniose, che danno maggiore versatilità alla proposta offerta e meritano senz’altro un ulteriore lavoro di rifinitura per il futuro.

“Phantom Antichrist” risulta quindi un intermezzo, piuttosto che un passo falso, in quanto sarà facile (mi auguro) per il gruppo arrivare a una successiva evoluzione in cui gli antichi fasti del passato riemergeranno dalle tombe armati di nuovi e scintillanti ordigni di distruzione di massa. La strada per il Santo Graal è stata imboccata, ma al momento, aleggia un po’ di foschia sullo sterrato che porta alla fonte dell’eterna giovinezza.
Spero però che queste mie considerazioni ricche di buone speranze, non siano frutto solo del mio ingenuo entusiasmo da bimbominkiallaro.
Alla prossima Mille and stay brutal.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ojpQ3LCeQTY[/youtube]

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