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Debo Band – Debo Band

2012 - Sub Pop
folk/etno/jazz

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Tracklist

1.Akale Wube
2.Ney Ney Weleba
3.Not Just a Song
4.Yefeker Wegagene
5.Asha Gedawo
6.Tenesh Kelbe Lay
7.And Lay
8.Medinanna Zelesegna
9.Habesha
10.Ambassel
11.DC Flower

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Il “terrore rosso” di Mengistu Haile Mariam che si instaurò-e che scalzò l’impero di Haile Selassie– in Etiopia nel 1974 fu, tra le tante cose, anche la fine di una fiorente scena musicale che nel decennio precedente seppe rinnovare la musica jazz, mischiandola alle tradizioni della musica africana. Tra i grandi protagonisti di quel periodo d’oro, che generò la nascita dell’ethio-jazz, non si può non citare Mulatu Astatke.

A più di quarant’anni di distanza nella lontana Boston (USA), un collettivo di undici elementi cerca di far rivivere quella musica. Nati nel 2006 grazie all’ etnomusicologo e sassofonista di origine etiopi Danny Mekkonen, solo in questo 2012 , la band riesce ad incidere il debutto omonimo, dopo una gavetta fatta di tanti concerti e tour che hanno toccato anche la loro patria di origine e incrociato la strada con i gypsy-punkers Gogol Bordello (il bassista etiope Thomas Gobena è il loro produttore).
Debo Band (il disco) è sorprendentemente fresco e tutto da vivere. Una esplosione di colori che ipnotizza immediatamente, anche senza la pretesa di avere per forza dimistichezza con questi suoni e l’orecchio raffinato di un jazzista. Il gruppo riesce a far incrociare le polverose strade di Addis Abeba con le luci della moderna Boston e far rivivere grazie all’uso di ottoni, sassofoni, trombe, fisarmoniche, violini e chitarre elettriche, vecchie e antiche canzoni tradizionali-tirate a lucido- con le loro nuove composizioni.Ipnotici strumentali della tradizione (Akale Wube) e non (And Lay), scatenati balli popolari pieni di groove (Asha Gedano), lente marce (Yefeker Wegagene) e litanie(Medinanna Zelesegna), atipici e sbilenchi blues che piacerebbero anche a Tom Waits(DC Flower), gli umori jazz/rock di una canzone carica di tensione come Habesha o quelli latini di Not Just a Song dove ogni strumento sembra ritagliarsi il proprio spazio; gli ibridi crossover funk di Ney Ney Welbea e Teneshe Kelbelay, dove la carismatica voce del cantante Bruck Tesfaye e il sapiente meltin pot culturale e musicale di tutti i componenti viene esaltato all’ennesima potenza attraverso un modo di suonare assolutamente freee fuori da ogni catalogazione.

Un disco che lavora con lentezza e nemico della frenesia. Riuscendo a regalargli un po’ del prezioso tempo, si verrà ripagati.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=8T6cGZrf2nQ[/youtube]

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