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Titor, HAVAH, Arcana, La città dell’amore : Viaggio al termine della notte #6

“La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”

Questa è una delle frasi più celebri del romanzo Viaggio al termine della notte, scritto da Louis-Ferdinand Céline nel 1932.
A volte, non è solo la vita a perdersi in qualche frammento della notte, ma anche la musica. Con l’avanzamento dell’era tecnologica, la quantità di uscite musicali è aumentata notevolmente, portando tutti i vantaggi e svantaggi del caso. Uno dei principali svantaggi è proprio quello di perdere tante piccole perle musicali nella notte della rete. La rubrica è quindi una riscoperta di tutto quello che nei giorni o mesi passati, non ha trovato spazio tra le pagine di Impatto Sonoro e che vi viene proposto come il biglietto per un lungo viaggio musicale. In ogni uscita parleremo di quattro tappe che riscopriamo assieme a voi. Non vi resta che partire e ricordarvi che la cocaina non è che un passatempo per capistazione.

A cura di Fabio La Donna.

Titor – Dal 2036 (Hardcore – INRI)
Esce sotto INRI il disco di una delle formazioni più vincenti del panorama torinese che, tra navigazioni post HC alla Fugazi, violenza hard rock in pieno stile AC\DC e ricordi del punk ‘80 come quello dei Contrazione, riesce a confezionare un disco potente, sudato e molto ghiotto. Ricco di riferimenti multidisciplinari come la figura di John Titor, la cover di Motocross di Ivan Grazie o taluni episodi generazionali. Questo Rock Is Back riesce a disegnare un arcobaleno sopra una scena che non sempre riesce a reggere il confronto con la Torino di qualche decennio fa. La voce aggressiva del cantante lacera come una lama ed è di forte impatto sonoro, tanto da rendere ancora più personale lo stile di questo gruppo composto tra l’altro da membri dei I Treni All’Alba, Belli Cosi e Distruzione, ecc. Senza dimenticare l’ottima qualità della registrazione e una parte strumentale degna di nota senza nessuna perdita di stile. Un violento vortice sonoro che istiga al pogo al suono di Calvario, Titor is Dead o Dal 2036.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=D8pKflcDvLo[/youtube]

HAVAH – Settimana (Lo-fi – autoproduzione)
La foto di un incidente con sfondo nero\rosso che sembra essere uscita dalla composizione Orange Disaster di Andy Warhol. Dentro il “crash” sette canzoni, una per ogni giorno della Settimana. Un rock che strizza l’occhio a tutta la cultura lo-fi con i suoni garage, il rumore creato dal caso e gli strumenti che si mischiano in una gang bang violenta e senza dogane. Il ritratto di una vita senza regole tra una ricerca “spirituale” e un’anima “materiale”. Tutto questo cantato da una voce che sembra uscire da certe rock opere del passato e che si erge sopra le parti strumentali, diventando voce narrante di uno spettacolo teatrale dove dei burattini ballano un tip-tap tragicomico. La formula musicale, per quanto rischiosa riesce pienamente e il disco acquista una bellezza talmente grezza e dura che, nel panorama artificiale odierno, è rara trovare. Più andiamo avanti più vorremmo non esser mai partiti e anche domani sarà troppo presto. Io oggi mi fermo qui e vivo con Settimana degli HAVAH.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=NZyNTsavtI4[/youtube]

Arcana – As Bright As A Thousand Suns (Dark wave – Cyclic Law)
Tra gli eredi più storici dei Dead Can Dance ci sono sicuramente gli Arcana, una band svedese nata a metà degli anni 90 dalla mente eclettica di Peter Pettersson che, dopo una lunga carriera tra forti alti e altrettanti bassi, approda nel 2012 sotto la Cyclic Law che produce l’album As Brigh As A Thousand Suns. Questo nuovo lavoro, sperando non sia oscurato dalla bellezza di Anastasis, rappresenta sicuramente il punto più alto e affascinante della loro carriera. Abbandonata tutta la componente flokloristica\obscura e raffinate le sonorità medievali e orientali, gli Arcana aprono gli anni dieci con un album personale e fortemente intimo. Arrangiato e suonato maestosamente, assume la bellezza del tramonto: anche se carico di pathos e di bellezza, non vuole far propria nessuna nuvola lasciandole scivolare lentamente via. Pochi i tratti apocalittici che fanno spazio a delle correnti postindustriali e romantiche. Un ottimo lavoro che va sentito tutto di un fiato, seduti su una panchina o mentre si scrive una pagina della propria vita.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=sP6lBE4cQOc[/youtube]

AAVV – La città dell’amore (Spoken – Manzanilla MusicaDischi)
La città dell’amore è un progetto molto particolare partorito dalla mente di Alessandro Longo dove il perno principale ruota attorno ai fatti di cronaca nera avvenuti nella città di Verona. La città amata, la città dove si è nati, la città di Romeo e Giulietta e dell’amore che fa male, tanto da ammazzare. In questo lavoro otto voci narreranno in otto casi di cronaca nera avvenuti in città e scelti accuratamente per far emergere contraddittore emozioni nell’ascoltatore. Spoken word con basi strumentali che si alternano in un universo freddo e urbano che non può far altro che far venire alla mente certe strutture post-punk o new-wave. In tutte le otto tracce, la base riesce a miscelarsi sapientemente con i testi freddi e chirurgicamente precisi, tanto da vincolare e porre in secondo piano la voce. Voce che nella maggior parte dei casi riesce ad essere convincente e funzionale allo spirito del progetto. Punte massime raggiunte con Gianmarco Mercati (Ultimo Attuale Corpo Sonoro) e Cristina Guardini (Me and the Devils). Una città. Otto voci. Otto canzoni. Otto casi di cronaca nera.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=FNuS6ZwvkHk[/youtube]

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