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Epsilon Indi – Wherein We Are Water

2012 - Bitzabar
alternative/experimental

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Tracklist

1. Dawn
2. La Fenice
3. Shine
4. Clouds And Other Things
5. Just A Game
6. Rainy Day
7. Unreal
8. Blinking Hands
9. We Were Water
10. Ocean Lullaby
11. Blurred Soul
12. The Rainbow’s End

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Dopo 13 anni di snervante attesa, torna una delle band di culto del panorama alternativo italiano con “Wherein We Are Water” che, va subito detto, è un lavoro discografico di tutto rispetto.

Descrivere in poche righe il percorso artistico di questa notevole band sarebbe arduo e quanto mai riduttivo: mi limiterò ad osservare quanto sia improduttiva e persino bizzarra l’italica mania di ricercare emozioni e bellezza al di fuori dai confini nazionali, quando si potrebbe godere di alcune gemme di rara grazia che crescono direttamente nell’orticello di casa.
Purtroppo sappiamo molto bene come funzionano le cose in questi lidi, ed ecco così che una band di indubbio spessore, che all’estero meriterebbe ben altra sorte, in Italia si ritrova rinchiusa in quel baule riservato ai fenomeni di nicchia, al cospetto del quale solo pochi osano avvicinarsi.
“Wherein We Are Water”, etichetta BitBazar e distribuzione Audioglobe, non tradisce le aspettative di quei pochi, che in attesa di diventare molti ma molti di più, si ritrovano tra le mani l’album di una band matura, giunta al culmine di un nuovo percorso di esplorazione musicale attraverso il quale gli Epsilon Indi pur riescono a mantenere un coerente legame con i precedenti “viaggi sonori”.
L’aqua è l’elemento primario attorno a cui ruota  l’intero lavoro, che si presenta fluido, pur essendo attraversato da episodi in chiaroscuro e da colpi di scena melodici  e ritmici.
Le canzoni, scritte e cantate per la prima volta esclusivamente in inglese, non perdono il loro fascino primitivo ed anzi acquistano colori musicali di riferimento che spaziano tra l’epicità lirica di Brian Eno alla stravagante singolarità di Sufjan Stevens.
Non è da tutti aprire un album con la sua traccia indiscutibilmente migliore, quella “Dawn”, manifesto dell’intero lavoro, che sa ricreare un atmosfera fascinosa e cupa che piano piano riesce a dissolversi grazie ad un maestoso crescendo finale, fondendosi in un’ipotetica accoppiata di grazia con “We are Water”, il brano che da’ il titolo all’album, ballata struggente e romantica.

Il trittico finale, tutto in crescendo, ha inizio con “Ocean Lullaby”, lunga “piece” strumentale, ricca di cambi e di colpi di scena, con cui si “sonda” il terreno per la straniante sperimentazione di “Blurred Soul” che, seguita a ruota da “The Rainbow’s End”, chiude definitivamente il cerchio, in un crescendo di emozioni e tragicità, lasciando aperta un’impercettibile fessura per l’inevitabile ghost-track.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=pQw2i78e6PM[/youtube]

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