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Interviste

Intervista ad ANDREA COTA (Veeblefetzer & the Manigolds)

Conosco Andrea Cota da diversi anni e finalmente riesco ad intervistarlo.
Lo strano grigiore post giornate di caldo stratosferico, rende oggi il Pigneto, quartiere hipster della capitale, piuttosto surreale nel suo annuvolamento….
Iniziamo a conversare difronte a un caffè da cui io mi aspetto troppo, e un altro rincaro di energie effetto ginseng, mi viene dalla musica non appena Andrea mi dice ” Ascolta!”
Sono i Veeblefetzer & the Manigolds, ultima creazione, o manifestazione del suo alter ego come direbbe lui, di Andrea Cota, personaggio poliedrico e dalle mille, tutte coerenti, sfaccettature artistiche.
Inizia a raccontarmi del desiderio di creare un gruppo tutto suo, frutto di un’ispirazione spontanea figlia dei suoi viaggi fisici e mentali.
Quell’idea ora si chiama Veeblefetzer & the Manigolds e la domanda nasce spontanea:
-Perché questo nome? Nel senso, cosa vuol dire?
E con immancabile senso dell’ironia Andrea risponde:
-Perché…. La domanda di rito delle interviste è: “Perché??”  “Perchè questo nome??”…Beh direi per non mettere a disagio l’intervistatore!
Ridiamo, e sì! Perchè ridere con Andrea è un’abitudine, lui che ha una naturale predisposizione alla simpatia e a quel cazzeggio disinvolto e divertente di chi ama la compagnia.
Forse un po’ per deformazione professionale -tra le altre cose Andrea è speaker radiofonico a RadioPopolare- l’intervistato diventa intervistatore e mi chiede: “Tu lo sai che cos’è una Rube Goldberg Machine?”
Gli dico “Cosa???” e così inizia a spiegarmi:
-E’ la creatività inserita in un meccanismo tecnico, è quel marchingegno che tutti conosciamo ma non sappiamo come si chiama, formato da reazioni a catena. Veeblefetzer è una parola nata  su “Mad Magazine”, rivista di fumetti americana nata agli inzi degli anni ’50.  Di origine metà tedesca e metà yiddish è però un’espressione americana, che subito mi ha affascinato, per questo alone di mistero, perché non vuol dire nulla… (ridiamo, n.d.r). Originariamente indicava un telaio meccanico, riferendosi a quel  meccanismo che ne sottintende il funzionamento, quel veeblefetzer là!, capito?
– Capito! In effetti anch’io ne subisco la fascinazione, questa componente misteriosa, un po’ astrusa… e Manigolds invece?
-Il nome Manigolds  è legato all’assonanza con un brano, “Mony comes money Goes”, un pezzo che sdrammatizza il valore dei soldi e la loro relativa importanza; è un’ode al viaggio e ai sentimenti, a quella voglia di conoscere che  spinge a muoversi… Manigolds in inglese non esiste, abbiamo  inglesizzato la parola.
-Ma raccontami qual’è stata la combinazione che ha fatto nascere i Veeblefetzer  & the Manigolds?!
-All’inizio eravamo in due, voce/chitarra e batteria, e da subito pensavo ad un fiato per tessere le melodie che iniziavamo a comporre, e in più mancava il bassista.  Nel nome avevo trovato la parola che soddisfava il concetto che avevo in mente, come sound invece sono rimasto folgorato da “Jungle Blues” che è un brano di CW Stoneking, e così mi è venuto in mente di usare un susafono come basso. Il susafono è un basso tuba a pistoni tipico delle fanfare americane, quello che gira intorno al collo con la campana molto larga, e così abbiamo scovato il susafonista e abbiamo cominciato a capire se si poteva fare…
-E si poteva fare?
-E si poteva fare! Contentissimi da subito del sound non abbiamo aspettato molto per incidere il nostro primo EP “The truth is overrated”, frase di chiusura di un intervista di Tom Waits.
La verità è sopravvalutata, un concetto su cui potremmo stare delle ore….
La musica dei Veeblefetzer & the Manigolds è un mix di sonorità che è difficile rinchiudere in un genere, fatta di acustiche ruvide che si uniscono ad un reggae più melodico, in un melting-pot musicale che  unisce diverse contaminazioni europee.
Andrea è un creativo assoluto, teorico, concettualista, musicista e musicologo, front-man e speaker radiofonico; non è possibile restringere gli argini di una personalità così ampia a una sola intervista, sarebbe come cogliere soltanto un colore dell’arcobaleno.
Abbiamo parlato di arte, di cultura indipendente, di utopie finalizzate alla divulgazione dell’arte e della cultura e di relative strategie politiche per la loro diffusione.
Saluto Andrea e prendo appuntamento con uno dei suoi alter-ego; ci rivedremo in autunno, abbiamo ancora molto di cui parlare…..
Intanto ecco i Veeblefetzer  & the Manigolds.
www.veeblefetzer.it

Andrea Cota, chitarra e voce.
Luca Corrado, susafono.
Giancarlo Romani, tromba.
Gabriele Petrella, batteria.

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