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Godspeed You! Black Emperor – ‘allelujah! Don’t Bend! Ascend!

2012 - Constellation
post/rock

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Tracklist

1.Mladic
2.Their Helicopters' Sing
3.We Drift Like Worried Fire
4.Strung Like Lights At Thee Printemps Erable

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Dix ans.
Tanto è passato da quel “Yanqui U.X.O.” che rappresentò il triste commiato di una band che con tre album e un EP è diventata uno dei cardini dell’evoluzione del rock negli ultimi decenni.
Otto anni di triste silenzio (mitigati per fortuna da innumerevoli side-projects) rotti nel 2010 con l’annuncio del ritorno sui palchi dell’ensemble canadese.
Tutti i presenti all’Estragon di Bologna in quella fredda sera di gennaio, quasi due anni fa, hanno ancora bene in testa i ricordi di uno spettacolo irripetibile. Da allora le voci di un ritorno in studio si sono fatte sempre più insistenti ma senza conferma ufficiale alcuna, almeno fino a qualche settimana fa’.

Rispettando in pieno la loro repulsione verso il music-biz e spiazzando un po’ tutti, l’annuncio è avvenuto a ridosso dell’uscita di questo “Allelujah!Don’t bend!Ascend!”.
Dando un’occhiata alla sua track-list abbiamo quattro brani: due lunghe canzoni che nella versione vinile prendono posto in un 12″ e due intermezzi dal sapore ambient-drone a cui sono riservati i due lati di un 7″. In fase di recensione seguiremo la tracklist della versione cd.
“Mladic”, la prima delle due lunghe suite, ci regala qualche novità: la struttura stessa non presenta i classici saliscendi emozionali dal sapore cinematografico a cui Efrim Menuck e soci ci hanno abituato, bensì una lunghissima crescita continua. Il brano, infatti, parte con un collage sonoro di stampo no-wave (per certi versi simile a The Seer degli Swans) aumentando costantemente di intensità.  Violenti feedback e laceranti dissonanze si contorcono alla sezione ritmica e quando finalmente il tema principale si apre, vengono addirittura fuori echi degli Hawkwind di “Master of Universe”. Quel senso di tragicità tipico dei canadesi è più che mai presente, ma è soprattutto una inedita urgenza di fondo a rendere “Mladic” una esperienza intensissima. Esperienza che culmina nella seconda parte, in cui il collasso finale rimane in bilico per sette minuti buoni.
L’ipnotico drone di archi, chitarre e cornamuse di “Their Helicotpers Sing” introduce i venti muniti di “We Drift Like Worried Fire”.
Il pezzo, in cui ritroviamo un’atmosfera più pacata, quasi da colonna sonora, risulta essere più sui binari classici della band del capolavoro “Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven”. Toccante come poco altro sentito negli ultimi tempi, il pezzo ci regala nella prima metà, dieci minuti di post-rock magistrale, mentre nella seconda parte, in cui la band cambia registro, si fa protagonista una coltre plumbea ed inquietante di archi e chitarre prima di riaprirsi in un finale quasi solare.
Il compito di chiudere è affidato a “Strung like Lights at The Three Printeps Erable”, desolante collage di drone chitarristici.

C’è veramente poco da aggiungere su questo esaltante ritorno. Per quanto la sbornia post-rock sia finita da tempo, inghiottita come sempre accade in questi casi da voraci speculazioni di centinaia di etichette e band pronte a seguire mode e suoni, il gruppo canadese rimette le mani su ciò che ha contribuito a creare. Il mondo sta andando a rotoli e la loro musica è la perfetta colonna sonora di questo disfacimento. Ma le emozioni che dà sono anche il segno che qualcosa di bello è rimasto.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=wP6-wlhviKw[/youtube]

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