Impatto Sonoro
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Il Collezionista Di Ossa

Doommantia, irr. app. (ext.), Kino Glaz: Il Collezionista Di Ossa #18

Camminando nei meandri oscuri dei magazzini di Impatto Sonoro ci siamo imbattuti in molti cadaveri, interessanti resti umani che il tempo ha dimenticato e che abbiamo deciso di riportare alla luce per non lasciare alla polvere tutte queste avvincenti storie. Afflitti dalle nostre turbe ci sentiamo un misto tra The Bone Collector e Karl Denke. Presentarvi direttamente il corpo non sarebbe abbastanza frizzante, pertanto ci siamo imposti che ogni numero di questa rubrica sarà composta da tanti piccole falangi tagliate che vi doneremo come pillole. Starà a voi seguire le tracce al suon di musica e arrivare goduriosamente al corpo del reato.
“Mini-recensioni” di dischi finiti nel dimenticatoio, ristampe di glorie del passato, bootleg, archivi musicali e nuove uscite in formato musicassetta.
Dalla minimal wave all’industrial, passando per gruppi underground est europei, giapponesi e catacombe innominabili.

A cura di Fabio La Donna.

Doommantia – Vol.1 (Doommantia – 2012)
Doommantia è una storica webzine che parla in mondo molto esaustivo di svariati generi, focalizzando l’attenzione in particolar modo su doom, stoner, sludge, psychedelic e sul tetro mondo del drone. Per consolidare questo sodalizio tra generi, è stata prodotta una compilation della durata di quattro ore comprendente trentanove gruppi. Dalle distorsioni noise dei Blackwolfgoat fino ai deserti black hole dei The Departure. Tra nuove leve e materiale da collezionista di ossa ce n’è per tutte le salse. Se poi aggiungiamo le varie acoustic\live version, abbiamo la radiografia di un mondo che si muove orgogliosamente dal crepuscolo all’alba. La compilation costa 7 dollari e serve a sostenere le spese mediche di Ed Barnard che ha recente sofferto di gravi problemi al cuore. Un’ottima occasione per comprare ottima musica e aiutare concretamente chi la supporta e la sostiene tutti i giorni.

irr. app. (ext.) – Dust Pincher Appliances (Some – 1997)
Nell’1997 l’artista californiano Matthew Waldron dà alla luce, per una sotto-etichetta della Fire Inc, un EP dal titolo Dust Pincher Appliances. Un progetto elettronico incentrato sulle sperimentazioni più estreme che lo porteranno da lì a poco a percorrere una lunghissima carriera musicale fatta di deliri, non-sense e fasi di autodistruzione. L’EP si apre con la lisergica A Full Desirous Body Rendered Disjecta Membra Through The Application Of Dust Pincher Appliances, una canzone che trae forte ispirazione dalla musica ambient più isolazionista. Qualitativamente, un pezzo molto raffinato ma nulla di innovativo. Segue Antedelirational Music Box dove loop ipnotici risvegliano incubi di pasoliniana memoria e fanno intravedere i primi segni di cedimento mentale. Un sibilo finale anticipa l’ultra-minimale A Distended Particular. Un pezzo a tratti compulsivo, un trip di droghe sintetiche, un viaggio senza ritorno verso la successiva Subsequent To Dust Pincher Appliances: Breath Listing Towards Eternity, Bones Rattling Around Oblivion. Quest’ultima riesce a creare uno stato talmente denso d’angoscia e ossessione che non può lasciare indifferenti. Dust Pincher Appliances è un EP di carattere sperimentale che punta a destabilizzare l’ascoltatore tramite le sue perversioni. Una piccola perla di un progetto sempre più dimenticato.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=JLi7y7aiRig[/youtube]

Kino Glaz – Al Passo Con L’Arcangelo (ADN – 1988)
Negli anni 80 c’era una piccola etichetta di Milano chiamata ADN che ruotava attorno all’asse delle sperimentazioni e della scena industrial. Diversi gli artisti di rilievo coinvolti come Merzbow, Sigillum S e De Fabriek. Nel 1998 l’ADN fa uscire Al Passo Con L’Arcangelo, suonato dai Kino Glaz con la seguente formazione: Gregorio Bardini (Thelema, T.A.C.), Paola Sartori, Patrizia Mattioli e Simon Balestrazzi (Kirlian Camera, Candor Chasma, T.A.C.). Il vinile è una grandissima bomba sonora e tuttora non mi capacito come sia finito nel più profondo dei dimenticatoi. Nei quaranta minuti di durata, l’ascoltatore viene investito in un turbine di suoni che passano dall’ambient più ritualistico, ai paesaggi glaciali space-hole fino alle più classiche atmosfere folk-prog. Tutto ciò viene fuso in maniera talmente ottimale da risultare uno dei migliori prodotti crossover italiani di quel periodo. Sicuri di se, intraprendenti e con un concept forte, i Kino Glaz erano e sono tuttora un’icona della musica di buona “classe”. Classe e complessità che in questi ultimi decenni sono diventate, fin troppe volte, un mare di banalità.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=y-7Evx9M2Z0[/youtube]

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