Pump Up The Volume, di Allan Moyle

Mark si è da poco trasferito in Arizona con la famiglia ed è un solitario studente di una scuola superiore. Al tempo stesso è anche Hard Harry, esuberante intrattenitore radio oltre che creatore di una stazione improvvisata nella sua camera. Dalle frequenze della propria stazione Mark parla ai propri compagni di scuola cercando con loro quel dialogo che di giorno egli per primo si nega.

Una splendida colonna sonora a coronamento di una pellicola che a metà anni ’80 rinverdiva i fasti delle radio libere made in USA. Un giovane Christian Slater si improvvisa timido adolescente di giorno e altrettanto spregiudicato dee-jay notturno con tanto di fans al proprio seguito pronti a prendere come oro colato le sue parole di incoraggiamento. Una trama semplice ma lienare ed efficace che colpisce nel segno ma si interrompe proprio sul più bello quando la ribellione della massa, strana e incomprensibile la lotta alle idee compiuta dagli adulti, si sta concretizzando. Un bel modo per rinverdire la vostra voglia di “high-school movie” targati anni’80, meno se desideravate cercare significati e modi di pensare di una generazione che oggi ha ormai scollinato i quaranta. Da incorniciare la prova di uno Slater appena ventunenne che da li in poi è divenuto uno splendido caratterista protagonista per film di nicchia, con il rischio perenne di perdersi talvolta in produzioni di seconda fascia.

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