Lust For Youth ritorna. Dopo l’album d’esordio, Solar Flare, uscito nel 2011, il duo svedese si dimezza: Amanda Eriksson lascia, Hannes Norrvide resta.
Le sonorità, da wave, industrial e iper-rumorose che erano, si fanno meno dark; Growing Seeds è decisamente più minimal rispetto al lavoro precedente.
Norrvide si concentra sulla creazione di un synth-pop dalle geometrie oscure; lo svedese rumoroso ci porta all’interno del suo subconscio dal quale si intravede un animo tormentato e poco leggibile, come le dieci tracce che compongono l’album.
Il disco si apre con “Behind Curtains” e “It’s You”. Più cantata la prima, con cassa decisa le seconda: minimal-wave al punto giusto, un buon inizio. Con “We Planted A Seed” comincia però il declino fatto di rumori e fischi assordanti; “Champagne” difficilmente si farà ricordare e “Le Rouge” si barcamena tra industrial e ritmi psichedelici senza abbandonarsi completamente a nessuna delle due sponde.
“Cover Their Faces” è elettrica e pedante, “Always Changing” e “We Got Lust” somigliano a tante, troppe canzoni già sentite. Synth-wave per “Modern Life” ed indecisa malinconia per la traccia di chiusura “Neon Lights Appear”.
Un esperimento creativo basato su pochi suoni corrosi e sottili: dopo un’annata ricca di grandi dischi, Growing Seeds di Lust For Youth è come un seme che non è riuscito a bucare la terra.
(Se siete tra i nostalgici dei Suicide, potrete forse trovare più appagante Alcoholic’s Hymn del bel francese Koudlam).
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