L’attesissimo sophomore del quartetto di Manchester è finalmente giunto alle nostre orecchie!
La prima considerazione è il fatto che si è di fronte ad una band di alto livello, infatti nessuna traccia delude le (grandi) aspettative, anzi, si rimette in gioco, proponendo un suono leggermente diverso dal predecessore Man Alive.
Infatti, se Cough Cough e Kemosabe (splendide) sembrano riprendere gli schemi del debutto, i brani successivi cercano di cambiare la rotta.
In Arc la vena math/prog-pop, punto cardine della band, è lasciata in disparte per dar spazio a canzoni pienamente pop: Torso of the Week, Choice Mountain e The House is Dust ne sono un esempio.
Questo non vuole dire che il gruppo si sia venduto, che abbia intrapreso la strada del mainstream, ma ha solamente cercato una maggiore intimità nell’approccio con l’ascoltatore: Duet è un chiaro esempio di Baroque- pop, mentre The Peaks ricorda molto l’ultimo Bon Iver.
Il brano _Arc_ funge da spartiacque: 1.28 in cui il frontman Jonathan Higgs da’ spazio al suo falsetto, quasi imitando un brano dei The Antlers.
Insomma, un gran buon disco, ricco di citazioni e di arrangiamenti sofisticati e stratificati, che difficilmente annoieranno l’ascoltatore.
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