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Il Male, Le Fauci, Okapi: Viaggio Al Termine Della Notte #17

“La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”

Questa è una delle frasi più celebri del romanzo Viaggio al termine della notte, scritto da Louis-Ferdinand Céline nel 1932.
A volte, non è solo la vita a perdersi in qualche frammento della notte, ma anche la musica. Con l’avanzamento dell’era tecnologica, la quantità di uscite musicali è aumentata notevolmente, portando tutti i vantaggi e svantaggi del caso. Uno dei principali svantaggi è proprio quello di perdere tante piccole perle musicali nella notte della rete. La rubrica è quindi una riscoperta di tutto quello che nei giorni o mesi passati, non ha trovato spazio tra le pagine di Impatto Sonoro e che vi viene proposto come il biglietto per un lungo viaggio musicale. In ogni uscita parleremo di quattro tappe che riscopriamo assieme a voi. Non vi resta che partire e ricordarvi che la cocaina non è che un passatempo per capistazione.

A cura di Fabio Gallato.

Il Male – Il Ritorno (Hanged Man Records, 2012)
Un lavoro che non ha nulla da invidiare a campioni d’oltreoceano: “Il Ritorno”, secondo album dei bolognesi Il Male (a quanto pare scioltisi paradossalmente dopo l’uscita de “Il Ritorno”), è una sintomatica e feroce estremizzazione di certo anarco-hardcore in un terrificante melting-pot di black, sludge, crust e diy all’italiana. Promiscuo e meticcio come solo potrebbe apparire il frutto malato di un’unione inammissibile, il disco si snoda ringhiando in un’elencazione programmatica e poco cortese di miserie più o meno umane, ben incastrate nel rifiuto più che sistematico di orpelli o tecnicismi di sorta che renderebbero il tutto meno lercio e alienante ma certo più anonimo e sommerso. (C’era) personalità da vendere.

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Le Fauci – Ep (Autoproduzione, 2012)
Da membri di Mach5 e For I Am Blind, gente che in tempi non sospetti scrisse pagine importanti della scena punk-hardcore italiana, nascono Le Fauci: le sonorità si fanno più educate rispetto a quelle dei predecessori, ma l’atmosfera non si fa certo più pacata nei tre ottimi pezzi che compongono l’ep d’esordio. Power rock all’ennesima potenza, con un orecchio ai tempi andati ed un altro ad un futuro da affrontare con la grinta e il talento che qui non mancano e che sembrano scongiurare il rischio di cali di ritmo e intensità in vista della necessaria prossima prova su lunga distanza.

Okapi & Aldo Kapi Orchestra – Opera Rotta (e Riparata) (Plunderphonics, 2011)
Se l’applicazione coatta degli stilemi della glitch music alle opere di Mozart, Wagner, Puccini e via dicendo, non vi induce a conati di vomito preventivi, l’approccio all’“Opera Rotta (e Riparata)” di Okapi sarà una bellissima sorpresa. L’artista romano, ormai un veterano della sperimentazione in campo elettronico, si avventura in un dettagliato update sonoro dell'”Opera Rotta” presentata nel 1989 da Bruno Munari e Daniele Mosconi: il risultato è una suite di 40 brani della durata rigorosa di 1.11 minuti in cui il movimento avanguardistico sembra prendere una strada per una volta in grado di soddisfare le esigenze più snobiste e almeno di incuriosire i più. La sacrale immortalità di composizioni del passato si incontra con gli stranianti battiti pagani delle tipiche atmosfere del cut-up, creando una dimensione spazio temporale a sè, in cui la convicenza felice e serena tra vortici industrial, marcette techno e monumenti classici non è scoppiata utopia.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=gsFH6UkmMsY[/youtube]

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