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Interviste

Intervista ai NADAR SOLO

Con un album, “Diversamente, Come?” (clicca qui per la nostra recensione) uscito il 29 gennaio ed un tour del quale hanno annunciato le prime quattro date, partendo proprio da Torino, la loro città, il 27 febbraio, i Nadàr Solo sono alla loro seconda prova, e sembra essere quella buona: con a punto qualche collaborazione importante, si preparano a portare la loro musica in tutta Italia.

Nei vostri primi quattro live sarete accostati da Pierpaolo Capovilla: il vostro intero tour si svolgerà con lui che vi affianca o è una cosa riservata alle prime date?
E’ una cosa circoscritta a queste prime quattro date, almeno per il momento. Siamo felicissimi che Pierpaolo abbia voluto essere con noi dal vivo, ma ha anche una vita sua e tantissimi altri impegni…

Al tempo dell’intervista, dovreste avere passato (indenni spero) almeno la prima data a Torino, vostra città natale; come è andata? Vivete bene l’emozione da palco?
Eravamo tesi, dico la verità. Suonare nella propria città, specialmente il primo live di presentazione ufficiale, non è così semplice sul piano emotivo. Ma è andata bene, tanta partecipazione e tanto affetto. Quando a fine serata ci hanno detto che avevamo fatto sold out non ci credevamo…

Siete davvero convinti, come dite appunto nel vostro pezzo Il Vento, che il vento non soffi più? Cosa vi spinge a dirlo?
Lo stallo emotivo, psicologico, culturale, economico di questo paese è un fatto conclamato, non una nostra convinzione. Diciamo che ci piacerebbe avere il problema che ha il Don Chisciotte del brano: scoprire un giorno che il vento è tornato a soffiare e sentirci sorpresi e smarriti, senza saper bene che fare, ma pieni di nuove possibilità che oggi non ci sono.

Non è difficile trovare il tempo per scrivere sia canzoni che libri? Bisogna avere un sacco di idee in testa!
Eheh. Si, ma se le idee e la voglia di realizzarle sono davvero urgenti il tempo si trova sempre. Però è faticoso di sicuro. Fino ad oggi ho rinunciato alle vacanze estive e a quelle natalizie. Ora ho un orario di lavoro ridotto che renderà le cose economicamente più difficili, ma organizzativamente più semplici…

Come riesci a distinguere tra ciò che dovrà finire in una canzone e ciò che potrebbe essere materiale per un libro? Sono due processi ben distinti o spesso si sono trovati in sovrapposizione nella tua vita?
Bella domanda, perché in effetti capita che la stessa idea concepita inizialmente per un libro finisca poi in una canzone. Può dipendere dalla natura dell’idea: se si tratta della fascinazione per un personaggio è facile che si traduca in un’idea narrativa. Se si tratta di un concetto, più facilmente diventerà una canzone. Per il momento, almeno, per me è così.

Visto che sulla vostra pagina parlate di Bersani e Grillo e visto che è una cosa che in questo momento mi sento di chiedere a tutti: un commento semi a caldo sulla scelta italiana.
Di Grillo non ci fidiamo. La memoria del secolo scorso dovrebbe portarci a diffidare dei movimenti fondati sul carisma di un singolo che fomenta livori e frustrazioni della folla. Per il resto, il consenso ottenuto dai grillini non ha smosso di molto gli equilibri degli ultimi anni: la sinistra, come sempre, ha vinto di un soffio e non riuscirà a governare. Questa legge elettorale è una porcata, ma ancor di più lo è il tentativo qualunquista di superare i concetti di destra e sinistra che i 5 stelle stanno mettendo in atto. Io dico solo: stiamo attenti: la destra e la sinistra non sono vecchi concetti superati, ma il fondamento della dialettica che sta alla base della democrazia: senza l’idea di destra e sinistra, il rischio di una dittatura monopartitica torna pericolosamente concreto.

Il vostro nome (leggo) è quello di un film di Ezequiel Acuña che vi ha ispirato ai tempi della nascita del gruppo: oggi vi sentite ancora come se steste nuotando da soli anche se alla Massive Arts Records siete in ottima compagnia?
Un gruppo nuota sempre da solo. Nel senso: è la band che tira tutto quanto. Un’etichetta discografica non può lavorare se non è il gruppo a tirare il carro, ad avere le idee chiare e, oggi come non mai, a impegnarsi in prima persona per smuovere le acque intorno a sé. Poi è scontato: più partecipazione cresce intorno alla band, meno ci si sente soli…

Diversamente, come?
Bella domanda. In effetti, come avrai notato, ce lo siamo chiesti anche noi…

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