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Interviste

Intervista a IL BUIO

Foto di Boitier

A due anni dall’esordio e dopo un LP e un singolo acclamati come due delle migliori uscite italiane in ambito punk/hardcore, Il Buio debutta sulla lunga distanza dando alle stampe “L’Oceano Quieto” (clicca qui per la nostra recensione) uscito ufficialmente a marzo 2013 sotto Autunno Dischi e distribuito da To Lose La Track e Audioglobe.
Ecco la nostra intervista alla band vicentina.

Benvenuti sulle pagine di Impatto Sonoro, voglio iniziare a parlare di L’Oceano Quieto cominciando dalla parte più “esterna”: come è nata la scelta dell’artwork?
L’artwork è stato interamente curato da Boitier, un nostro amico fotografo/street artist/guru. Il processo è stato semplice. Appena finito il mixaggio abbiamo passato tutto l’album a lui che l’ha interpretato senza nessun tipo di filtro da parte nostra.
Tecnicamente il lavoro è un collage fotografico composto da due stampe da contatto negativa e positiva; la parte interna è composta da due ingrandimenti da negativo su carta fotografica e la rispettiva stampa negativa.
Vuole rappresentare l’imprevedibilità della natura, che per quanto distruttiva ha sempre come risultato un nuovo equilibrio favorendo un andamento ciclico degli eventi. L’imprevedibilità della società alla quale apparteniamo può uscire da questo equilibrio, favorendo un andamento lineare, se distruttivo non recuperabile. Erroneamente temiamo, infatti, più la natura di noi stessi.

Nella recensione ho scritto che avete acquisito un fascino fiabesco tanto da sembrare dei raccontastorie. Le canzoni sono coinvolgenti e particolareggiate tanto da riuscire a far prendere vita ai personaggi che narrate. Condividete questa visione? Dal primo lavoro cosa è cambiato in questi “ragazzi ventisettenni che non guardano la tv”?
Siamo lusingati da questa visione. Grazie. L’intento era anche questo.
Non è cambiato molto, ancora non guardiamo la tv. Continuiamo a leggere libri, a informarci, a crescere e a farci stimolare da qualsiasi cosa reputiamo più o meno importante. Quindi si approfondiscono temi e pensieri, si cresce. Il cambiamento è parte di questa crescita. Tentiamo di tenerci vivi, insomma.

Torniamo indietro e parliamo del 7” uscito per CORPOC: perchè inserire Via dalla realtà, 7 nel nuovo disco ed escludere Inno generazionale di noi sfigati? Parlateci di queste due canzoni.
Il 7” pollici voleva essere un’anticipazione dell’album quindi era già previsto che “Via dalla Realtà, 7” si trovasse anche ne “L’oceano quieto”. Ci piaceva l’idea, all’epoca, di cementare il rapporto con CORPOC, rivedendo a modo nostro una canzone di un autore di Bergamo. Inoltre Caso è un amico, uno dei primi con cui abbiamo fraternizzato da quando esistiamo. “Inno Generazionale” quindi era destinata fin dall’inizio ad essere solamente la b-side del 7”.

Come avviene il processo creativo che da vita alle vostre canzoni? Usando un programma statistico ho notato che nei testi avete usato spesso termini come “noi”, “sono”, “non”. Queste parole riflettono l’immagine di una generazione moderna che non riconosce più il sistema attuale, si perde di vista e cerca ardentemente di opporre a tutto ciò un’ultima resistenza?

a)Stimolo esterno (libri, film, incontri, scontri, ecc)
b)Pippone colossale da cui scaturisce, nel migliore dei casi, un’analisi, un pensiero, un messaggio da condividere. Qualcosa che, per forza, dobbiamo urlare a tutti ma in primis a noi stessi.
c)Stesura testo e accostamento ad una musica che abbiamo già in mente, scritta in precedenza o contemporaneamente, pensando all’ambientazione adatta per le parole, a come tradurre significati in sensazioni prodotte dalla musica.
d)Prove assassine (incontri e scontri tra di noi, dove puntualmente l’idea nata dal punto “b)” viene controbilanciata da altre necessità: sopravvivenza tra noi componenti della band).
e)Canzone praticamente pronta per la registrazione. Avendo bene o male superato il punto “d)”, ha già raggiunto il suo obiettivo: renderci felici di averla scritta.

La tua interpretazione ci piace ed è una delle interpretazioni possibili.
Ci piace sognare che (e non vuole essere una pretesa ma, appunto, un desiderio), in qualche modo, i nostri testi possano suggerire una riflessione a qualche sventurato che presti ancora attenzione alle parole. Soppesandole e confrontandole con il proprio pensiero. Idealmente, il cerchio si potrebbe chiudere con una bella chiacchierata post-live. Interpretazioni a confronto, critiche, ecc. Sarebbe una bellissima forma di scambio. Per questo motivo, difficilmente spiegheremo i nostri testi in maniera didascalica.
Abusiamo da sempre della prima persona plurale per un semplice motivo: anche noi, componenti della band, siamo parte di tutto ciò che descriviamo. Individui pieni di contraddizioni, nati e cresciuti in questo paese, nel bene ma soprattutto nel male, nell’individualismo, nel consumismo e nei vari “-ismi” che contraddistinguono le società occidentali e questo periodo storico. Ce ne rendiamo conto e facciamo autocritica.
D’altra parte: quale autore non parla di sé stesso, in fondo, nei propri testi?
Seguendo la tua interpretazione, diciamo che si parla perlopiù di chi, una volta capace di analizzare e di criticare il sistema e la realtà in cui vive, non riesce a tradurre questi sforzi mentali in atti concreti. Da qui lo smarrimento.

Cazzeggio time: Ascolti, letture o visioni di questo periodo? Ce ne è qualcuno che ha influenzato particolarmente la stesura del disco?
Ascoltiamo sempre cose molto diverse tra loro. Le ultime in ordine di tempo sono il nuovo dei The Bronx, Jacco Garner e gli ultimi Bad Religion e Propaghandi. Senza contare le nuove uscite, fuori a breve, di Caso, Miss Chain & the Broken Heels e Speedjackers, per rimanere in Italia e in ambiti particolarmente vicini a noi.

Per quanto riguarda gli ascolti che hanno influenzato la scrittura del disco, a parte i soliti del passato e del presente tipo ATDI, Refused, Fugazi, The Mars Volta e senza citare le vecchie glorie del rock degli anni ’60 e ’70, sicuramente De Andrè, Townes Van Zandt, Wilco e Billy Bragg.
Letture, quelle che hanno sicuramente influenzato i testi del disco sono “Cecità” e “Saggio sulla lucidità” di José Saramago, i vari capolavori di Wu Ming, “L’isola” di Aldous Huxley, “Walden: ovvero vita nei boschi” di H. D. Thoreau (da approfondire), oltre ai soliti Orwell, Huxley, utopia e distopia, romanzi storici, saggi, “gioia e rivoluzione”.

Intervista conclusa. Volete segnalarci qualche nuova data dove promuoverete il disco e\o i vostri prossimi passi?
Abbiamo presentato il disco sabato 9 marzo all’Arcadia di Schio, Vicenza, assieme a Miss Chain & the Broken Heels e Atlanto. Per tutte le altre date, vi invitiamo a tener d’occhio il nostro nuovo sito: ilbuioregnasovrano.com

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