Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Ministri – Per Un Passato Migliore

2013 - Godzillamarket
rock/alternative

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Mammut
2. Comunque
3. Le Nostre Condizioni
4. La Pista Anarchica
5. Stare Dove Sono
6. Spingere
7. Se Si Prendono Te
8. Caso Umano
9. Mille Settimane
10. I Tuoi Weekend mi Distruggono
11. I Giorni che Restano
12. La Nostra Buona Stella
13. Una Palude

Web

Sito Ufficiale
Facebook

Non è mai facile capire perché un gruppo torni indietro, in un percorso che si era fatto ben articolato per I Ministri, che sembravano in continua ed onesta evoluzione, e non sta a noi definirlo: hanno sicuramente maturato dei motivi, nei due anni e mezzo passati dal penultimo album, più o meno onorevoli che siano.

A noi sta ascoltare un album molto simile, per suoni e costruzione, a I Soldi Sono Finiti del 2007, e trarre conclusioni. Il trio è ormai solidissimo, suonano come degli adulti veri, sebbene i testi rimangano rivolti ad una generazione di giovani (non più così giovani) che credono in poco di ciò che gli viene offerto; il pessimismo è quello di una volta, la band no.
Sono cresciuti, migliorati, hanno girato l’Italia con la loro musica e sanno farla valere: si confermano una delle punte del rock italiano, con una batteria ed una chitarra che aggrediscono con costanza e la voce del bassista che lascia ad intendere che se vuoi fare un certo genere di musica, ti servirebbe una voce così. Sempre sull’orlo, abbastanza imperfetta da non sembrare troppo studiata e abbastanza studiata da non sembrare troppo grezza.
Comunque, singolo lanciato con video annesso prima dell’album, è l’apoteosi del riassunto. Sembra di essere tornati agli esordi, di averli ripresi, rimasterizzati, cambiati, puliti, preparati e riattualizzati. La chitarra non lascia scampo, così come il testo. “Il tuo contratto non vale niente, la tua esperienza non vale niente, il tuo voto non vale niente”, pessimista ed orecchiabile, un connubio da non perdersi mai.
Senza stare a fare molti altri esempi, sebbene non ci sia solo rock ma si alternino momenti più spinti a vari alleggerimenti dell’atmosfera, questo è un album da ascoltare con l’attenzione di chi sa di cosa si sta parlando. Da dimenticare la parentesi aperta, già accennata in Tempi Bui (2009) e poi ricalcata in Fuori (2011): chi ha pensato che quelli potessero essere i nuovi Ministri si accorgerà che non è così, che in quest’album ci sono quattordici pezzi ripescati e rivisitati (il che toglie forse il brivido del nuovo; puntare su una musica collaudata non è di certo troppo coraggioso, ma dimostrare di essere ancora leader in ciò che si faceva sei anni fa non è affatto semplice) per lasciarsi andare ad un ritorno al passato.

Un passato migliore, non dovremmo nemmeno stare qui a dirlo.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=F9BrMloJEhU[/youtube]

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni