Alle origini, Mombu, la creatura nebbiosa partorita tre anni fa da Luca T. Mai(sax) e Antonio Zitarelli(batteria), consisteva in un corpo free-jazz/metal-core proiettato in un contesto magico, rituale e dai rimandi afro. Il primo lavoro per quanto affascinante aveva svariate sbavatura e solo con l’arrivo del rebuilt Zombi l’opera fu pienamente compiuta e godibile. I Mombu durante il loro camminano sono diventati anche Spaccamombu portando alla luce nervature acide e psichedeliche.
In questo 2013 esce Niger, LP sotto Subsound Record che vede un forte arricchimento del sound grazie alla partecipazione di due nuovi ospiti: Marco Cinghio Mastrobuono alla chitarra e Mbar Ndiaye alle percussioni e alla voce. Niger è il silenzio del deserto e il rumore assordante delle piogge torrenziali, un continuo muoversi di note che non da tregua, tanto da percepire una nuova anima nei passaggi più metal-core. Il mix sax/batteria, questa volta più che mai segue sentieri crazy e delinea atmosfere da incubo che diventano ancora più grottesche quando arricchite dalle percussioni “nere” e dagli scapes fluviali-afro-tribali. Il jazz-core sembra un termine riduttivo di fronte alla proposta sonora dei Mombu che non accettano nessun prototipo preconfezionato e stupiscono con tracce più estese, lucidità mentale, tensione spirituale e con l’implementazione della voce di Mbar Ndiaye nella parte centrale del disco. E’ qui la chiave di svolta del disco: se con Zombi sembra di assistere ad un film voodoo, qui non c’è nessuna pellicola protettiva e l’ascoltatore è direttamente collocato al centro del rito e più passano i minuti, più tutto diventa sfocato e il confine tra musicista e ascoltatore diventa labile. Niger è lucidamente messo a fuoco, tanto da non poter trovare elementi che facciamo abbassare il valore musicale e culturale di questo disco, e non resta altro da fare che rimanere in silenzio e partecipare ad un rito che farà sanguinare la terra e crogiolare il nostro udito.
Ci sono dei sentieri oscuri in cui pochi musicisti, e ancora meno ascoltatori, vogliono addentrarsi, luoghi in cui i confini vengono riscritti costantemente e non esiste nessuna convenzione di Ginevra. Luoghi in cui il magico e la tradizione esistono ancora e che giungono a noi grazie a gente come i Mombu. Niger è un disco dove ritualità, jazz e metal-core generano ondate di calore e pulsano violenza allo stato primordiale tanto da essere un’esperienza assolutamente da provare.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=taTmMuW6gyo[/youtube]