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Interviste

Intervista a DAVIDE TOFFOLO (TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI)

TARM

Una chiacchierata con Davide Toffolo, una bella panoramica sul passato, sul presente e sul futuro dei suoi Tre Allegri Ragazzi Morti e non solo.

A cura di Serena Lucaccioni e Angelique Malaussène.

Nel Giardino dei Fantasmi è un disco etnico, quante e quali etnie avete fatto vostre per la sua realizzazione e quali di queste etnie derivano da parte dei vostri viaggi ?
C’è un po’ di Africa Subsahariana, c’è un po’ di musica popolare italiana, poi c’è il rock’n’roll, poi c’è il reggae con la sua deviazione dub. Tutto messo dentro una specie di frullatore.
Per quanto riguarda i viaggi veri che invece sono dentro questo disco, ce n’è uno in particolare che ho fatto in Africa, in un posto fra il Senegal e la Guinea. Questo viaggio l’ho fatto quando avevamo appena finito il disco Primitivi Del Futuro, che era un disco legato progettualmente a questa idea del primitivismo, del ritorno al primitivo come ipotesi per poter trovare una crescita diversa. Mi è stata offerta questa possibilità di andare a vedere questo villaggio di un gruppo etnico che è chiamato paleolitico africano. Perciò sono stato accolto all’interno di questa famiglia africana, dove per i nostri standard d’esistenza non c’è veramente niente. Una specie di salto nel passato remoto.

Alcuni dei vostri progetti, come Pasolini, Un incontro, sono stati proposti all’estero, come è stato accolto il vostro lavoro da un pubblico straniero?
Il lavoro su Pasolini, che è uno spettacolo di disegno dal vivo, ha la fortuna di avere un supporto che è il libro a fumetti che ho fatto, su Pierpaolo Pasolini, appunto, una diecina d’anni fa e che è stato tradotto in lingue diverse, come il francese e lo spagnolo.
L’abbiamo fatto una volta solo all’estero, a Parigi, ed è stato molto forte per noi perché non ci aspettavamo una risposta così calda. Anche la barriera della lingua non c’è sembrata così drammatica.

Con l’uscita di “Nel Giardino dei Fantasmi” avete intenzione di esibirvi sul suolo estero?
Sì, lo faremo a ottobre. Suoneremo a Londra, a Parigi e a Bruxelles, sicuramente. In questo momento, per i gruppi italiani, esibirsi all’estero è abbastanza facile, perché comunque la circuitazione delle persone è cambiata molto, c’è una possibilità reale di spostarsi sul suolo europeo.

Davide Toffolo, oltre ad essere un musicista, è anche un disegnatore. E’ più frequente che da un testo nasca poi un disegno o viceversa?
La mia è una scrittura molto semplice, soprattutto quella della musica, che si nutre di ciò che ha intorno. Sono un disegnatore che scrive, quindi le mie canzoni sono simili a degli schizzi, a dei disegni, ci sono delle evocazioni. Non hanno una struttura complessa, io le immagino come dei disegni, appunto.
Per quanto riguarda il fatto che una supporti l’altra, succede, è biunivoco. Ho la fortuna di avere queste due anime: una più riflessiva ed una più fisica, che è sicuramente quella del concerto. Solitamente i disegnatori di fumetti sono molto schivi e timidi, paurosi della gente e incapaci a parlare. Però non è colpa loro, è che stanno sempre da soli, a casa a disegnare. Anche a me succede. Quando stai da solo a disegnare tanto, arriva la telefonata e ci metti un attimo a riconnettere. Invece il fatto che io una parte della mia vita l’abbia passata in giro ad incontrare gente, ha liberato un po’ dal peso dell’altra parte di me.

Oltre ad essere un tributo alla canzone di Lucio Dalla “4 Marzo 1943”, “Alle Anime perse” possiede uno scenario drammatico, forte e femminile. Da che genere di immaginario trae origine questa visione?
Allora, questa canzone qua, aveva già una sua struttura che era venuta fuori scrivendo. Però l’articolazione della canzone non ce l’avevo completa, è arrivata quando ho conosciuto una ragazza che mi ha raccontato un pezzettino della sua vita. Ho rubato un po’ della sua storia, romanzandola chiaramente. Non mi permetterei mai di ipotizzare un rapporto tra un padre e una figlia, così, su due piedi.

Come definireste il vostro lavoro a qualcuno che non conosce quello che fate? 
Beh succede spesso che ti chiedono cosa fai e non sai cosa rispondere. Alla fine io rispondo sempre la stessa cosa, perché penso che sia vero, e dico che noi facciamo punk rock. Ecco, da quel momento le persone prendono una distanza diversa. Il punk rock tiene sempre la distanza giusta. Poi la nostra musica è cambiata negli anni, però l’atteggiamento che teniamo è quello punk, ovvero “il mio tempo è ora e io me lo prendo”. Questo per me è iniziato da ragazzino, a quattordici anni, quando ho iniziato ad immaginare cosa sarebbe stata poi la mia esistenza adulta, ed ho avuto fortuna che si iniziasse a diffondere proprio questo pensiero qua.

(“I Cacciatori” ha un’origine antecedente alla creazione dell’album e doveva inizialmente appartenere ad un progetto parallelo)
Quando e a quale occasione risale il primo materiale che sarà poi utilizzato Nel Giardino dei Fantasmi?

Allora, i materiali vengono da vari momenti. Di che cosa parla veramente una canzone l’avevo scritta per il disco precedente, però non era adatta a quel contesto. Era difficile da riproporre in una dimensione reggae, era una sonorità diversa e preferivo tenerla così.
I Cacciatori, invece, è nata durante il tour. Di solito io arrivavo prima degli altri sul palco, insieme ad Andrea. Abbiamo iniziato a provare questo brano qui, ed è andata.
Tra l’altro, durante il tour, ho incontrato un ragazzo che aveva appena finito la scuola per fonici a Milano, che mi ha detto che avrebbe voluto fare una registrazione dei ragazzi morti. Era difficile perché non avevamo pezzi in quel momento, però ho accettato, proponendogli di registrare questa canzone, anche se non potevamo affermare con precisione che sarebbe stato davvero un nostro pezzo. Alla fine l’abbiamo registrata nella scuola di questo ragazzo, che è stato felicissimo di questa occasione.

De I Cacciatori, è stato realizzato un fumetto, ve ne saranno altri riguardanti Nel Giardino dei Fantasmi?
Sì, il due sarebbe già pronto, però non l’abbiamo ancora stampato perché siamo un po’ indietro.
Se ci sarà qualche altro numero sarà molto più grande, perché adesso son diventato miope e mi piacciono i fumetti 50×35 almeno.
Il n° 1 dei Cacciatori era proprio il fumetto della canzone, una cosa che non avevo mai fatto, mentre nei prossimi ci saranno anche altre storie, e qualcosa di politico.

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