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The Dillinger Escape Plan – One Of Us Is The Killer

2013 - Sumerian/Party Smasher
metal/experimental/hardcore

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Tracklist

1. Prancer
2. When I Lost My Bet
3. One Of Us Is The Killer
4. Hero Of The Soviet Union
5. Nothing's Funny
6. Understanding Decay
7. Paranoia Shields
8. CH 375 268 277 ARS
9. Magic That I Held Your Number
10. Crossburner
11. The Threat Posed By Nuclear Weapons

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Passi falsi, easy listening, math e un sacco di altre chiacchiere. Ho sentito la metà di mille assurdità (leggi “cazzate”, non vogliatemene ma le mie orecchie ne han ben donde) su “One Of Us Is The Killer”, ultima fatica (è davvero il caso di dirlo) dei The Dillinger Escape Plan. Gregory John Puciato e Benjamin Weinman come paradigma e specchio nel tempo futuro di Henry Rollins e Greg Ginn. Gli unici, oltre ai Converge, a reincarnare lo spirito della Bandiera Nera in un panorama musicale in cui l’estremo è diventato una sordida macchietta di gridatori da quattro soldi e “progster” atti solo a (francesismo in arrivo) scassare il cazzo.

Questo è il vero disco hardcore dei DEP, è il disco che apre ferite in profondità, e che si colloca al centro del triangolo delle Bermuda i cui punti cardine sono “Calculating Infinity”, “Irony Is A Dead Scene” e “Miss Machine”. Feroce e iperveloce come il primo, schizoide e obliquo come il secondo, vario e micidiale come il terzo. Non dimentico i successivi due lavori, tranquilli, che di livello ne han da vendere, ma questo è al di sopra di ogni più plumbea (rosea proprio no) aspettativa. Non conosco un’altra band capace di infilarti brani d’apertura come “Prancer”, nevrastenico dedalo di controtempi e tensioni distruttive, o “When I Lost My Bet” con un Billy Rymer (al suo secondo album dietro le pelli) che sgrana uno shuffle jazz fino a sfigurarne i contenuti, e in cui il basso di Liam Wilson pare una cortina di ferro a quattro corde che rende inutile la presenza di una chitarra ritmica, fino a deragliare in una title-track che nient’altro è che un golem di mutante melodia all’acido solforico, enorme e musicale come una sega elettrica. Puciato prende il volo e mostra come si canta un ritornello killer che i defunti The Mars Volta avrebbero pagato per scrivere e cacciare nel loro ultimo disco.
Il chiodo nel culo lo piazzano con il virus Tomahawk delle squadrature di chitarra alla Duane Denison di “Paranoia Shields”, disperata fino all’apertura “latin” di Weinman accompagnata da tuba, tromba e trombone. E sempre Puciato aggiunge un impazzito timbro blackmetalfurenteincancrenito sul finale di “Understanding Decay”, da deragliamento mentale definitivo.

Volete una conclusione? “One Of Us Is The Killer” è easy listening come una mina anticarro.

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