Dopo l’ep “Pugni Nell’Aria”, che un paio di anni fa ne aveva sancito la definitiva consacrazione artistica, i bergamaschi Il Garage Ermetico arrivano preparatissimi alla nuova prova su lunga distanza.
“Dopodomani” è un disco di 11 pezzi sorprendentemente freschi e attuali, nonostante il climax nostalgico e una tematica sonora che non si distacca quasi mai da un alternative rock in chiave Pavement sfidino ad armi sguainate il rischio di perdersi nella solita riproposizione monotona del già detto e già suonato.
Già dai primissimi episodi del disco si comprende però come la vittoria sia una pura formalità per il quartetto bergamasco, sempre in forma nel riempire di brillante poetica romantica quel ruvido cantautorato tipico degli anni zero, che più che all’ormai dimenticato e bistrattato Vasco Brondi, sembra avvicinarsi al concittadino (e compagno di label) Caso e alla comune naturalezza nel raccontare con parole preziose le cose del quotidiano.
Decisive le chitarre, che saltellano onnipresenti e arricchiscono i racconti di Daniele Suardi con colori e fraseggi da lasciarci il cuore: sembrano fare il verso agli Strokes, ma racchiudono quanto di meglio certa scena statunitense abbia regalato nel bel mezzo dei ’90, dai Fugazi ai già citati Pavement, passando per quell’enciclopedia della chitarra che scrissero i Polvo, senza disdegnare per altro qualche digressione più squisitamente post-rock.
Ma al di là delle specifiche più o meno tecniche del caso, Il Garage Ermetico sembra possedere la preziosa dote di saper trattare con la giusta leggerezza ogni sfumatura di ogni stato emozionale e di rendere l’intero disco un piacevolissimo viaggio tra i ricordi e i sapori che affiorano nella continua ricerca di un senso da assegnare alle mille piccolissime cose a cui ci sforziamo di rimanere aggrappati.
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