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DINOSAUR JR – Blackout, Roma, 27 maggio 2013

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Come si fa a non amare J Mascis? L’aspetto da barbone di Frisco semi-alcolizzato, con quelle borse sotto gli occhi, la barba di 5-6 giorni e i capelli lunghi color platino. Come si fa a non amarlo, quando lo vedi salire sul palco con la maglietta dei Wipers e la fedele Jaguar a tracolla. J è un’icona dei Nineties, c’è poco da fare. Uno dei sopravvissuti di un’epoca in cui l’Indie Rock fece la voce grossa entrando prepotentemente in classifica e sparpagliando a più non posso video in heavy rotation su Mtv. Lo tsunami dei Nirvana, certo. Bands come i Dinosaur Jr (in pista da ben prima) ebbero i loro 15 minuti di gloria, al netto del talento espresso e dei tanti buoni album pubblicati. Svanito l’hype, è rimasto lo status di gruppo solido. Ed oggi sono ancora qui, felici di pubblicare dischi (I Bet On Sky è uscito l’anno scorso) e di far sanguinare orecchie. E poi c’è Lou Barlow, il reietto: se ne andò sbattendo la porta, soffocato dall’ego di Mascis, ad incidere buoni dischi come Sebadoh e Folk Implosion. Oggi massacra il suo basso Rickenbacker facendo capire come il motore inesauribile di questo power trio supercazzuto sia solo lui.

Salgono sul palco alle 22.30 spaccate e la cosa che si nota subito è che manca Murph. Al suo posto dietro le pelli siede un giovane sconosciuto che comunque non fa rimpiangere il membro originale. Davanti ad una muraglia cinese di Marshall i tre attaccano subito con un mix di classici e brani della loro produzione più recente: Start Choppin, Freak Scene, Little Fury Things, Watch The Corners sono esattamente ciò che ti aspetti dai Dino: il furore del punk che si stempera nel classic rock, Neil Young che copula con i Germs. Rumore assordante che tenta incessantemente di coprire melodie malinconiche che ormai sono storia del rock americano. La gente comincia a tapparsi le orecchie quando Mascis indugia nei suoi assoli ipersaturi, un branco di kids che all’epoca di Bug forse non erano neanche nati pogano selvaggiamente sotto il palco. Noi vecchi reduci ce la godiamo e sorridiamo soddisfatti. Feel The Pain è una botta al cuore, la cover dei Deep Wound (vecchio gruppo di J) è una scheggia hardcore impazzita urlata da Lou, Just Like Heaven è il pezzo che tutti si aspettano come bis.

Nessun sorriso, nessuna parola, nessun cenno verso il pubblico. Si comunica solo con la musica. Lo sapevamo, fa parte del personaggio. Dopo neanche un’ora e mezza i nostri non salutano e se ne vanno. Noi pure ce ne andiamo felici, le orecchie fischieranno fino al giorno successivo. Ci si vede l’anno prossimo, ragazzi.

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