C’è veramente del marcio in Svizzera? I Ventura si ergono ad alfieri del “partito” del SI.
Fondata a Losanna nel 2003, la band elvetica giunge con “Ultima Necat” al terzo disco in studio. Rifuggendo dalla tentazione di commentare il titolo (se Seneca avesse potuto vantare un diritto di copyright non lo avrebbe certamente concesso ai quattro musicisti e adesso si sta agitando furiosamente nella tomba) nonchè l’abbacinante visione di quattro macachi giapponesi che si godono in beatitudine le terme in copertina (sarà la loro ultima ora?), bisogna sforzarsi di parlare di musica.
“Ultima Necat” rappresenta una sferzata decisa nel sound dei Ventura, che dopo l’alienante e ruvido noise-rock di “We Recruit”, (che pur aveva ottenuto giudizi critici decisamente confortanti), scelgono decisamente la strada della melodia, seppur spigolosa e a tratti esplosiva, ma dall’inconfutabile sapore conformista.
Ritmiche decise e a tratti nervose (“Corinne”), passaggi sognanti e lievemente psichedelici (“Exquisite & Subtle”), atmosfere cupe ed oscure (“Very Elephant Man”): questo il campionario di “Ultima Necat”, che pur non sorprendendo per originalità, si salva grazie alle doti tecniche dei quattro musicisti, i quali sanno il fatto loro.
I Ventura insomma si danno da fare e strappano la sufficienza, ma come amano dire quei vecchi ed antipatici maestri: “gli diamo un punto in meno perchè potrebbero fare molto di più”.