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Eterea Post Bong Band – Bios

2013 - Trovarobato
electro/post/rock

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Tracklist

1.The Rise of Ramanujan
2.Homo Siemens
3.Scipstep
4.Fibo
5.Tim Peaks
6.Mentina
7.Essi
8.The Fall of Kasparov

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“Anche oggi ho vissuto qualcosa che spero di comprendere tra qualche giorno”.

Non è difficile che l’ascoltatore si ritrovi alla fine di questo nuovo capitolo condiviso con l’Eterea Post Bong Band nel medesimo stato mentale di uno dei protagonisti del cortometraggio danese “The Perfect Human” (diretto ma Jörgen Leth), evocato in medias res dall’iniziale “The rise of Ramanujan”.
L’attacco – un trip hop meticcio e cervellotico – sfocia nel jingle dell’intervallo RAI di “The fall of Kasparov” e l’uno-due suggerisce immediatamente il fil rouge che unisce il pentagramma fuori-asse della Bong Band ai calcolatori matematici dei laboratori scientifici: l’immaginario sci-fi di questo “Bios” che parte dal rendez vous tra un matematico ed un campione di scacchi, non può che riportare alla mente le (citate espressamente) ossessioni cyber-algebriche di “pi greco – Il teorema del delirio”, pellicola cult di Darren Aronovsky.
Arrovellati in una serie di progetti paralleli dal buzzo anche assai lontano dalla Bong Band, dopo l’interessante lavoro a quattro mani con gli Uochi Toki e a quattro anni di distanza dal precedente “Epyks”, gli Eterea tornano più in forma che mai, assorti nel “mistero della Sequenza” (quella di Fibonacci, perno della diramazione digitale di “Fibo”).
Il loro modus operandi è sempre patrocinato dal “caos”, eppure mai come stavolta si intravede il tentativo di dosare l’apollineo e il dionisiaco laddove la free-form incontra la chirurgia digitale: “Bios” prova a dispiegarsi in maniera organica, rispecchiandosi forse nella struttura spiraliforme del cavolo (sì, l’ortaggio) che troneggia in copertina (regalandoci un inaspettato trip psichedelico!).
Il visionario combo di Schio (incuneata nella provincia veneta “noise” degli ultimi anni), ben prodotto (e assecondato) dall’etichetta nostrana Trovarobato, parte dai trattati scientifici “idioti” degli ultimi Uochi Toki e sembra rispuntarne fuori un “documentario surrealista” privo di voce fuori campo, coadiuvato “solo” da un mirabolante tappeto crossover di groove e cut-up: si va dalla giungla post-atomica dei The Crazy Crazy World of Mr.Rubik alle carabattole elettroniche dei Matmos (meno “seriosi” di quel che possa far pensare la loro “intelletualizzazione”). Dai blues freak dei nemici-amici Zappa-Beefheart ai remix in salsa dub delle “missioni spaziali” del kraut-rock, fino ai tentativi di dubstep psichedelica.

Meno istintivo e più calibrato (fino a sfiorare il manierismo) del suo predecessore, “Bios” non tradisce il piglio “onnivoro” della Bong Band, deragliando rispetto ai binari di molta ortodossia indietronica italica e non: piccolo-grande disco della relatività, vero “freaks” nelle geometrie euclidee della discografia di massa.

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