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Il Diario Dell'Antigenesi

Menrovescio, Le Laite, Speedjackers, Rigolò: Il Diario Dell’Antigenesi #21

Questa rubrica vuole essere un diario, una raccolta di pensieri, emozioni e suggerimenti su ciò che ci colpisce dei gruppi emergenti. Demo, EP, first release, MP3, tracce singole, bandcamp, myspace, e-mail. Tutto fa brodo e armonia per riempire queste pagine con nomi di progetti sconosciuti o anomali. Ci piace semplificare il tutto e mettere in collegamento realtà, persone e pensieri. Un percorso anomalo e brutale che non tiene conto delle tradizioni e del giudizio conforme. Come un’abiura della genesi, vogliamo prendere strade evolutive e di pensiero anarchiche e indipendenti, per seguire la nostra ricerca di forme artistiche nuove, che muovono i primi passi nel caos della creatività.
Se volete segnalare il vostro materiale potete mandare una mail a: antigenesi@impattosonoro.it . Vi avvertiamo che tutto ciò che ci arriverà passerà esclusivamente per la scimmietta pesca voti. Siete avvertiti.

A cura di Denis Prinzio.

Menrovescio – K (In The Bottle Records, Marsiglia Records, 2013)
k_smallSecondo lavoro per il trio del Nord Est, dopo l’esordio del 2009 Burning The Sun.
K è un nuovo assalto ipercinetico di stoner rock, heavy psych e post rock anfetaminico che, complice una registrazione assolutamente a fuoco (molto americana e sporca, puntuale nell’esaltare le dinamiche) permette alla band di porsi come uno dei nomi di punta della nuova “heavyness” italiana (con un po’ di fortuna si spera anche Europea).
C’è poco spazio per le atmosfere dilatate e per momenti rallentati: l’impatto, fin dalla doppietta iniziale di “Gos” e “Loopus” è sferragliante e parecchio tirato, memore della lezione dei seminali Karma To Burn ma anche ben sintonizzato sulle nuove frequenze dell’Heavy Rock anglosassone. Insomma, stiamo parlando di una band che non sfigurerebbe affatto nel roster di label come la Relapse o la Southern Lord. Le tracce sono tutte strumentali, fatta eccezione per la conclusiva “Morilavry”, cantata da Cristian Arzenton.
Un ulteriore plauso va al bellissimo packaging realizzato da Cikaslab (www.cikaslab.com) in edizione limitata di 300 copie.

Le Laite – L’estate è già un ricordo (L’Alveare Records, 2013)
Le Laite è l’esordio solista di Paolo Silvagni. Messe da parte le chitarre elettriche, le distorsioni e il punk, il nostro si chiude in camera imbracciando un’acustica, et voilà. “L’estate è già un ricordo” mette in fila otto brani semplici, volutamente spogli ed intimi, un novello Elliott Smith che racconta le sue cose in maniera onesta e delicata. In “Bicarbonato” sembra di ascoltare dei Verdena addomesticati e bucolici, “Irene” piace per quelle melodie un po’ alla Ivan Graziani, “Tre Lune” ha un incipit che ci rimanda coi ricordi alle prime cose dei Sophia; si sviluppa ipnotica e mielosa al tempo stesso, verso la metà entra una chitarra elettrica, poi una voce femminile ad accompagnare il tutto verso il finale. Gran bel pezzo. Si dovrebbe lavorare ancora sulla voce, alla lunga diventa un tantino monocorde, ma c’è una fragilità ed una sincerità di fondo che ci fa apprezzare appieno il disco.

Speedjackers – Enough Is Enough (Raw Lines, New Model Label, 2013)
Speedjackers-Enough-Is-EnoughParte “Sabotage” e li riconosci subito: gli Speedjackers sono tornati. Come si dice? High Energy Rock’n’Roll, suonato col turbo boost a palla di cannone. D’altronde i ragazzi ci sanno fare e non sono certo di primo pelo (“Enough Is Enough” è il terzo disco). L’impressione, come nei precedenti lavori, è quella di ascoltare una band di classic rock suonare dopo aver preso una sbornia per la scena scandinava degli anni ’90 (Gluecifer, Hellacopters e compagnia). Una big band di Hard Rock moderno affascinata dal garage rock incazzoso, insomma. La cosa, soprattutto quando si centra l’hook vincente, funziona eccome (“Fever”, “Tarci”), ma anche quando si gioca la carta di ipervitaminizzare il southern rock che fu dei Black Crowes (“Positions”). La cavalcata finale “Pelle” (unico brano cantato in italiano) accompagnati dal grande TonyLaMuerte e dalla sua dobro infuocata è la giusta ciliegina sulla torta dell’ennesimo buon disco dei sei vicentini.

Rigolò – Slangenmensch (Garage Records, Iridella Records, 2013)
rigolo-musica-streaming-slangenmenschI Rigolò ora sono una band: partiti quasi come un progetto solista dell’ex Comaneci Andrea Carella, con il nuovo “Slangenmensch” (“contorsionista” nella lingua tedesca) entrano stabilmente in formazione il violoncellista Jenny Burnazzi (anche lei già nei Comaneci) e Massimiliano Rassu al basso. La proposta è parecchio interessante: immaginate un Alt Folk suonato avendo imparato alla perfezione la lezione dell’Indie Rock anni ’90 di gente come Eels, dEUS e Beck. Un folk che parte da lontano, dal vecchio Neil per la precisione, per fondersi con atmosfere cinematiche e farsi graffiare da squarci noise. Un brano come “Growing”, poi, possiede tutta l’epica di certa wave anni ’80, con una capacità sopraffina di elevarsi verso vette melodiche assolutamente affascinanti. “Keep Down Your Dark Side” è l’altro pezzo cardine del disco: un incipit oscuro che si apre in una solarità folk un po’ schizzata, con il violoncello di Burnazzi che fa il bello e il cattivo tempo.
Album vivamente consigliato.

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