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Io Monade Stanca – Three Angles

2013 - Goat Man/Canalese Noise/Only Fucking Noise/New Sonic Records/A Tant Rever Du Roi/Whosbrain/Human Feather
noise/math/rock

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Tracklist

1. Birichino sarai tu
2. 90 Gradi
3. Telefilm feat. Xabier Iriondo
4. Momra Rusia
5. Va tutto bene è tutto bellissimo
6. Tamarrismi
7. Ma grandmere est mechante
8. Un giro in bici
9. Vivaldi

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Se quadri il cerchio mediante un triangolo è perchè hai centrato il punto. Quale? Non ne avevo la più vaga idea prima di ascoltare “Three Angles” degli Io Monade Stanca. È tutto concentrato qui e non c’è baricentro, ma solo una diversificazione cruciale della struttura che non diluisce e non diminuisce, in costante aumento creativo. Ossia in espansione. Espansione di un suono già quadrato prima e ora in difforme cambiamento, spostamenti in avant(i), lateralità a parte è tutto sempre più bello. Forse mi eccita. Forse mi distrae da una scrittura sensata.

I tre angoli del disco, Nicolas J. Roncea che tesse le trame a sei corde, Edoardo Baima che picchia sui bassi, sulle guitars baritone e non e da fiato a voci che prima d’ora mai così, e Matteo Romano che sciamanizza le pelli, sono tre angoli che convergono verso una forma futuribile del proprio suono. Compatto ora più che mai, col songwriting (come scrivono i veri giornalisti) che schizza alle stelle e forma brani che non sono più lì dov’erano prima, che il “tributo” mentale ai Don Caballero c’è sempre ma che ora lascia spazio ad un proprio sé cresciuto e che ha preteso lo spazio dovuto. E che nelle spazialità molto math e molto post s’innalza ad altro, qualcosa come un alienus (oh sì) pop che vive una vita rumorosa. Dì di no ma poi ascolta “Va tutto bene è tutto bellissimo” dalle obliquità delicate di chitarra che sfociano in falciate elettriche e in aperture curative. Ammorbidente per i denti? No, semmai cemento perchè “Momra Rusia” ha le sue dovute divagazioni space-noise-sticazzi e le incenerisce con una bella sfuriata noiserocche, e il mattone noiseroccone torna a piazzartisi sulle gengive nei cinquanta secondi scarsi di “Tamarrismi”, e il titolo la dice lunghetta sul contenuto. In fondo al disco ti aspetta “Vivaldi”, legnate di pregio tra gli occhi, liquida corsa di chitarre, sezione ritmica a treno e deragliamento r-umorale con fiocco sul pacchetto. Ma se proprio vuoi dirla tutta Xabier Iriondo ci mette pure del suo su una “Telefilm” che è tutto il noise in una scatola di bellezze melodiche e urticanti, con questa sua chitarra che brucia, e con questo Baima che incrocia il delirio con la voce.

Cazzo di triangolo scal(i)eno.

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