E’ un disco che spiazza questo nuovo lavoro degli Altar of Plagues.
La giovane band irlandese infatti, dopo due ottimi album e un ep, chiude la sua carriera (è di poche giorni fa l’annuncio del loro scioglimentoa fine anno) con un album, questo “Teethed Glory And Injury”, che è destinato a lasciare un segno.
Partiti dall’ottimo mix di black-metal, suggestioni post-rock e abissi drone alla Khanate di “White Tomb”, hanno portato il loro sound ad un evoluzione insperata.
Questo ultimo lavoro è infatti un ulteriore passo avanti rispetto al precedente “Mammal”, disco che già aveva fatto intuire quanto gli irlandesi fossero propensi a esplorare nuovi orizzonti sonori.
Registrato sotto la supervisione di Jaime Gomez Arellano nei suoi Orgone Studio (Ghost, Ulver, Cathedral e Guapo, per citare alcuni nomi), “Teethed Glory And Injury” si presenta originale anche dal punto di vista sonoro, con una produzione definita, acida e tagliente, che lascia ampio spazio all’elettronica, diventata vera colonna portante nell’economia di questo disco.
Esempio perfetto è “Mills”, epica traccia di apertura che mescola alla perfezione delle chitarre tappeti elettronici e scariche noise che sfociano nell’attacco violentissimo della successiva “God Alone”, dove blast-beats e dissonanze alla Voivod si incrociano a droni subsonici che aumentano la tensione, per poi spezzarla nella successiva e più pacata “A Body Shrouded”.
Tutto il lavoro è assimilabile come fosse una lunga canzone suddivisa in movimenti e ogni pezzo, la cui durata media è drasticamente diminuita rispetto al passato, è collegato sia dal punto di vista musicale che narrativo a quello successivo, il tutto a formare un continuum complesso e che necessita di numerosi ascolti per essere apprezzato a pieno.
Ne è l’esempio perfetto “Burnt Year” la cui la tensione esplosiva e catastrofica sfocia nella pace siderale della prima parte di “Remedy And a Fever”, lunga suite dalla mutevole e psicotica parte centrale le cui mille sfumature sono tutte da scoprire.
La splendida “Twelve Was Ruin” apre le porte alla seconda metà del disco e ricorda molto da vicino i Deathspell Omega di “Si Monumentum Requires…Cimcumspice”, così come “Scar Scald Of Water” con le sue melodie inquietanti e inusuali.
“Found Oval and Final”, con le sue contorsioni chitarristiche fa da ponte per arrivare a “Reflection Pulse Remains” ultimo brano dal flavour decadente e triste che chiude degnamente un disco e una carriera meravigliosi.
Con “Teethed Glory And Injury” si chiude la carriera di una delle band che, in pochi anni, ha saputo evolversi in maniera intelligente e originale, inglobando e fondendo influenze assai diverse per creare un sound personale e coinvolgente.
Disco che si piazza senza dubbio nelle posizioni altissime tra le migliori uscite dell’anno in campo estremo (aspettando le uscite imminenti di Gorguts e Ulcerate).
La band sarà protagonista dal vivo per l’ultima volta il 19 Ottobre all’Unsound Festival in Polonia. Da lì in poi occhi e orecchie puntate sul nuovo progetto di Jamess, Wife.
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