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Nine Inch Nails – Hesitation Marks

2013 - Columbia
rock/industrial

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Tracklist

1. The eater of dreams
2. Copy of a
3. Came back haunted
4. Find my way
5. All time low
6. Disappointed
7. Everything
8. Satellite
9. Various methods of escape
10. Running
11. I would for you
12. In two
13. While i'm still here
14. Black noise

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Una formazione tumorale (non è ancora chiaro se si tratti di qualcosa di benigno o di maligno) si è impossessata delle membra di Trent Reznor. Sembra essere più qualcosa di fluido, quasi liquido. Non è la solita neoplasia, non ha forma, è non ha una precisa allocazione. È qualcosa che, seppure lentamente, procede lungo i tessuti e le terminazioni nervose, interagisce con la corteccia cerebrale e le fasce muscolari di Reznor. È un continuo attraversare e ri-attraversare le articolazioni, le inaridisce e le infetta, le nutre e le rinvigorisce, a tratti, senza precisa distinzione di sorta continua ad invadere la vita quotidiana del musicista di Mercer, Pennsylvania.

Sarà derivata da questo l’esitazione? Sarà questo che ha portato i Nine Inch Nails a questo abortito tentativo di suicidio? Se è da questo che prende vita questo Hesitation Marks (in letteratura si usa definire un tentativo di suicidio andato a male “hesitation wounds” o “tentative wounds”) e se questo è l’intento, allora questa volta ci siamo andati davvero molto vicini, soprattutto in brani ambigui come Everything e Satellite. Perché è da queste due tracce che possiamo iniziare a porci delle domande che riguardano la capacità di Reznor di dare ancora una precisa identità al nome Nine Inch Nails. Di certo non si può discutere la capacità ed il talento di questo fantastico artista, semmai si può tirare giù qualche riga riguardo il gradimento degli aficionados, quelli che provengono dal lontano The downward spiral, ecco, loro me li immagino parecchio incazzati.
Non è un mistero che è soprattutto grazie alla grande vastità di influenze da altri generi che l’industrial ha trovato una ragion d’essere, eppure in questo ottavo episodio da studio c’è qualcosa che suona “nuovo”, “distante”. Il nucleo della questione sta quasi tutto nella sequenza di brani che da Various methods of escape arriva fino a In two; è lì che troviamo i nuovi Nine Inch Nails, perché è da lì che le strutture ritmiche diventano anonime, le urla di Reznor, accompagnate da un background molto minimal, diventano fin troppo gentili e non esplodono nei ritornelli come, da sempre, accade quando nel gruppo hai uno come Robin Finck. L’album risente quasi completamente di queste atmosfere e neanche nelle due pieces conclusive, gli episodi collegati di While i’m still here e Black noise, si avverte qualcosa di pur minimamente NIN. Ci sono delle piccole eco, dei fuochi fatui qua e là che insidiano la struttura dei brani, ma siamo ai dettagli, alle sottigliezze, come se qualcosa di sano, o di profondamente infetto, si fosse perso nelle ultime avventure di Reznor, come se un braccio o una parte della sua scatola cranica fossero rimaste dentro qualche sgabuzzino nei dintorni di Hollywood, sul set di “The social network” magari, o su quello di “The girl with dragon tattoo”.

Hesitation marks è un po’ come l’urlo dei portantini che si sente dopo che la barella ha aperto a forza le porte del pronto soccorso, mentre il paziente, il malato terminale, “dorme” il sonno che preconizza la morte, e tutti i dubbi e lo scetticismo di chi s’immagina una nuova vita, s’infittiscono nella sua testa. Non ce ne vorrà Reznor, al quale è stato doverosamente tributato anche un Oscar, ma questo Hesitation marks non sembra essere all’altezza del nome che il gruppo porta; le composizioni sono qualitativamente eccelse, come si poteva immaginare, ma qualcosa effettivamente non torna. Qualcosa s’è perso o è volontariamente stato modificato e il risultato finale ne è la prova. Alla fine il tumore ha attecchito, o è stato completamente rimosso?

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=qSomIodjPKg[/youtube]

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