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James Holden – The Inheritors

2013 - Border Community
elettronica

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Tracklist

1. Rannoch dawn
2. A circle inside a circle inside
3. Renata
4. The caterpillar intervention's
5. Sky burial
6. The illuminations
7. Inter-city 125
8. Delabole
9. Seven stars
10. Gone feral
11. The inheritors
12. Circle of fifths
13. Some respite
14. Blackpool late eighties
15. Self-playing Schmaltz

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Il lavoro del produttore e dj James Holden fa un salto di qualità non indifferente con questo The Inheritor. Maturità, elevata qualità, sonorità variegate e la voglia di esplorare oltre il semplice confine di musicista techno-trance. Una piccola parte di questo The Inheritor è figlia del passato di questo straordinario elemento di instabilità dell’elettronica, ma, in gran parte, bisogna riconoscere la virata da applausi compiuta dal musicista inglese.

La combinazione di elementi è un fattore che richiede una grande capacità di comprensione del funzionamento strutturale di una canzone, per questo motivo ci si ritrova ad ascoltare perle di rara bellezza come Inter-city 125, nella quale il preludio dei fiati è l’ingresso perfetto per permettere alla struttura ritmica di entrare, lentamente, sconvolgendo l’intera melodia del brano. Tutti coloro i quali si erano lanciati in esaltanti recensioni all’uscita di The idiot are winning dovranno fare di meglio riguardo questo The Inheritor, perché il suo pre-predecessore mostra più di qualche punto di debolezza a confronto. Si vede che la cura a base di remix di brani di New Order, Radiohead, Mercury Rev e Depeche Mode ha prodotto più di qualche risultato interessante che ben si evidenzia in un brano come Seven Stars e nella title-track, The Inheritor, tra i quali si collocano i sei minuti di manierismi 8-bit di Gone feral. Una certa predisposizione ad assumere contorni sonori anni ’80 non può non essere notata, ed ecco che a riempire i rantoli minimal, onnipresenti nel disco, intervengono ariosi background sintetici ben distinguibili in pieces come Circle of fifths, Blackpool late eighties (titolo che fornisce più di qualche indizio) e la “ballata” electro-trance, Renata. L’invidiabile capacità strategica di James Holden di creare lunghi interludi dalle caratteristiche minimal e di riempirli, poi, con ampi ed ariosi contrappunti di synth ci suggeriscono un’incredibile padronanza del verbo, senza alcuno strappo ritmico che sfilacci i brani facendo perdere agli stessi la loro inossidabile consistenza. In questo The Inheritor non si può non apprezzare l’elevata tensione che il dj riesce ad imprimere ai quindici brani nella sua totalità. Non si rischia una rovinosa caduta nella noia e ogni passaggio risulta essere ben legato con quello successivo, via via fino alla chiusura meditata di Self-playing Schmaltz che riprende quel linguaggio minimal senza, tuttavia, le usuali atmosfere ampie che, in generale, caratterizzano tutto il disco.

James Holden è un gran bel genio, con tentacoli un po’ dappertutto, dall’electro-trance, alla techno, passando attraverso panorami minimal e selezionati movimenti simil-progressive. Nonostante la sua lunghezza il lavoro si lascia ascoltare senza alcun patema d’animo, ve ne accorgerete.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=rwbscvPypnY[/youtube]

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