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Rego Silenta – La notte è a suo agio

2013 - Self

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Tracklist

Il dormiveglia
1. L(') a(m)missione
2. Beni primari
3. Dentro l'ombra
4. Può essere paura

La sensazione di cadere
1. Danzando
2. Guardando in terra mentre defecavo
3. Un pretesto
4. Temporale

Il diversamente incubo
1. Rumore
2. Un purgatorio in più

Infine l'ombra
1. Il mio divertimento estremo
2. C'è una menzogna
3. Disarmante
4. Elogio alla banalità

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E’ bello vedere una band che passa gran parte della propria esistenza a “costruirsi”, a darsi una forma che, tutt’altro che definitiva, si rende ben riconoscibile anche se continua ad invadere spazi e poi ritirarsi lontano da essi, a rimodellarsi.

I Rego Silenta sono un ottimo esperimento di alternative rock casareccio, una riproposizione di quel sound tipicamente italiano e tipicamente nineties che ha fatto la fortuna di gruppi indimenticabili come i Litfiba o gli Afterhours. Più vicini ai primi, nei caratteri, e assai meno ermetici rispetto ai secondi, con giochi testuali che sanno regalare una semplice lettura, funzionale per l’apprendimento dei concetti stessi. I Rego Silenta nascono nel lontano 2005 dalle intuizioni avute negli anni precedenti da Luca “Bo” Borin (voce, chitarra), Maurizio “Mau” Cordì (chitarra, cori), Andrea “Pae” Paesanti (batteria) e Roberto “Roby” Tambone (basso) e attraversano il tempo fino al 2009 con la produzione di tre ep: Punto di fuga del 2005, Rego Silenta del 2006 e Meccanismi del 2009, fino a questo La notte è a suo agio, prima prova sulla lunga distanza da parte della band. Composto da quattordici brani, La notte è a suo agio, è una specie di dichiarazione d’amore verso l’ambivalenza della musica rock italiani di quel fantastico periodo a cavallo tra i primi novanta e la fine degli stessi.

La produzione vive di un’impostazione particolare a livello strutturale; il disco è diviso in quattro parti che separano in maniera sapiente la successione dei brani. La prima parte, Il dormiveglia, è forse la zona più atroce di questa specie di sogno con la dirompente energia di Beni primari e la ridondante sezione ritmica dell’intro di Può essere paura; la seconda parte, La sensazione di cadere, nella quale spadroneggia l’acido gioco tra chitarre di Guardando in terra mentre defecavo, quattro minuti ed oltre di divagazione strumentale spaccati in due tra secchi riff e un pulito arpeggio conclusivo. La terza parte, Il diversamente incubo, la mutazione del contesto introdotta da una sezione di fiati che ben si accompagna alla ritmica del brano Rumore. La parte conclusiva, Infine nell’ombra, nella quale si distingue la sezione ritmica dell’accoppiata Paesanti-Tambone, soprattutto nel brano di apertura, Il mio divertimento estremo.

La particolare composizione del disco aumenta l’appeal di un prodotto classico che vive di punti di riferimento storici per il nostro paese; pilastri del lavoro sono soprattutto le basi della sezione ritmica e quel retrogusto che possiamo, ormai, definire vintage per il rock nostrano. Un punto debole del disco può essere riscontrato in alcune forzature nelle liriche, che obbligano gli strumentisti ad una sorta di “salto mortale” per non perdere il ritmo.

La notte è a suo agio è di fine fattura, ha un suono per il quale molti sentono grande nostalgia e può contare su un buonissimo livello nelle registrazioni. Perciò, piuttosto che rispolverare vecchi cimeli, aggiungetene di nuovi alla bacheca e correte a comprare questo La notte è a suo agio.

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