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The Flatliners – Dead Language

2013 - Fat Wreck Records
punk/rock

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Tracklist

1. Resuscitation of the year
2. Bury me
3. Birds of England
4. Drown in blood
5. Sew my mouth shut
6. Caskets full
7. Ashes away
8. Hounds
9. Dead hands
10. Quitters
11. Tail feathers
12. Young professionals
13. Brilliant resilience

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Il quarto album della band canadese The Flatliners segue con buona precisione il sentiero del precedente Cavalcade. Le sonorità si sono, di certo, ulteriormente raffinate e lo spostamento verso un più deciso tono melodico pervade in maniera piuttosto compatta tutto il disco lungo lo sviluppo dei suoi tredici brani. Anche in presenza di una decisa linea hardcore in brani come Quitters (che resta una sorta di “mosca bianca” dell’intero lavoro) non si rinuncia ad un monotono ritornello melodico che renda digeribile il prodotto a palati differenti. Il lavoro della Fat Wreck Records, in questo senso, è assolutamente invasivo e guidato lungo vari sentieri nel tentativo di raccogliere quanto più grano possibile da tutti i solchi scavati e su quest’ultimo aspetto non si può non notare l’accondiscendente passiva accettazione di tali premesse da parte di tutto il gruppo.

Dead Language è, fondamentalmente, figlio degli ultimi due lavori della band di Richmond, Cavalcade e The great awake. Qualcuno dell’entourage della band si è forse arreso all’evidenza che un certo tipo di melodic-punk può risultare vincente per un gruppo con le caratteristiche dei Flatliners. È a questo proposito che possono trovarsi interessanti le similitudini tra i vari, e meglio riusciti, brani tra la rosa dei tredici: il punk-rock puro di Bury me; i tratteggi simil-ska di Sew my mouth shut (che con le sue variegate intelaiature tra strofa e ritornello si candida ad essere il migliore episodio dell’intero album); il melodic-rock di Ashes away. Tutti brani che sembrano tradire una sorta di melting pot approntato dal gruppo, ma che in definitiva si sviluppano tutti sul sentiero più che apprezzato del rock, con l’aggiunta di quel rantolo strisciante che è la voce di Cresswell. Il tutto può suonare funzionale al progetto, ma si evidenziano fin troppi passaggi a vuoto nella cornice della tiepida sufficienza raggiunta con i brani di cui sopra. C’è il mugolio ai limiti del rock’n’roll di Hounds ed il peana altalenante di Tail feathers che traducono il background ritmico in una sorta di confusa jam-session da notte inoltrata in sala prove quando, più o meno, hai poco o niente da fare se non sbadigliare.

Dead Language è un prodotto digeribile, accettabile per i fans del gruppo canadese ma poco incline ad essere ricordato da chi vuole ascoltare un po’ di musica. Registrato con una sufficienza risicata si traduce in un lavoro poco poco al di sopra della sufficienza stessa e regala poco o nulla in quanto a soddisfazione. Se vi ritrovate uno spazio vuoto nel porta cd in camera vostra e non avete nessuna voglia di pagare un interior designer per sistemare la cosa comprate Dead Language dei Flatliners e sistematecelo dentro a prender polvere.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=zgJFse4j1FY[/youtube]

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